Rieti, Enzo Tortora e le sue 45 lettere dal carcere alla compagna presentate in Sabina

La presentazione
POGGIO MIRTETO - Francesca Scopelliti è una donna che lascia il segno. Capita di ripensare al suo garbo, alla sua eleganza, al linguaggio pacato ma diretto che utilizza per...

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POGGIO MIRTETO - Francesca Scopelliti è una donna che lascia il segno. Capita di ripensare al suo garbo, alla sua eleganza, al linguaggio pacato ma diretto che utilizza per raccontare la sua storia. Giornalista e ultima compagna di Enzo Tortora, Scopelliti ha presentato nella Sala della Cultura di Poggio Mirteto il libro «Lettere a Francesca», edito da Pacini. Il libro racchiude le 45 lettere che il noto presentatore di «Portobello», vittima di un clamoroso errore giudiziario, le scrisse durante i sette mesi di reclusione, dal giugno 1983 al 17 gennaio 1984. Insieme ad Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, e Marco Arcangeli, consigliere dell'Ordine degli Avvocati di Rieti, con la moderazione di Giovanni Romito, presidente del Cenacolo forense sabino, Scopelliti ha punteggiato una storia d'amore e rabbia, ricordando il grido di dolore di Tortora in carcere da innocente, «umiliato fino al midollo».


LA RIFLESSIONE

Francesca non aveva mai pensato di rendere pubblico un epistolario così intimo. È a quasi trent'anni dalla morte di Enzo che ha deciso di trasformare la propria esperienza in una battaglia per la giustizia. È quello che scrive tutte le volte che firma il suo libro: «Perché tutti sappiano, tutti conoscano, e nessuno dimentichi». Un volume che nasce dall'incontro tra Francesca e la Fondazione Enzo Tortora con l'Unione delle Camere penali italiane e si propone come una continuazione della battaglia politica che Tortora ha combattuto fino all'ultimo insieme al Partito Radicale. Ma oltre ad una tagliente denuncia, «Lettere a Francesca» è anche un delicatissimo epistolario amoroso. È l'appello straziante di un uomo innamorato che chiede alla propria donna di stargli vicino, eppure non vuole turbarla con il racconto di troppa sofferenza. Anche in quel periodo di dolorosa incredulità per le accuse, emerge, oltre alla grande finezza culturale e letteraria di Enzo Tortora, la stessa garbata e sagace ironia che incollava milioni di telespettatori allo schermo. Una lezione per tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero