RIETI - Le lezioni sono riprese da pochi giorni, ma non tutti i 744 alunni con disabilità iscritti in ogni scuola di ordine e grado del territorio reatino si sono visti...
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«Le famiglie hanno ragione a lamentarsi - spiega il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Rieti, Giovanni Lorenzini - ma i ritardi non sono legati a negligenza bensì a procedure per la nomina dei docenti di sostegno. Come ogni anno, sulla base delle certificazioni di disabilità rilasciate dall’Inps alla famiglie, poi consegnate alla scuola e infine a noi, abbiamo assegnato le risorse richieste dalle singole scuole. Quest’anno abbiamo 448 docenti di sostegno disponibili, dei quali soltanto una parte sono specializzati e abilitati al sostegno, mentre altri verranno prelevati dalle normali graduatorie e poi inseriti nel sostegno. E gli specializzati sono sempre di meno rispetto alle esigenze».
Ma il valzer delle nomine, ormai, è la prassi: «Spesso accade che un docente rinunci alla nomina dopo pochi giorni perché glielo consentono le norme, quindi le nomine vengono rifatte di volta in volta: se ci fosse una semplificazione normativa, ciò non accadrebbe. Certo è che se la certificazione arriva a gennaio il bambino non riuscirà ad avere il sostegno, perché a quel punto l’organico è finito». E anche a seconda della gravità della disabilità, non è detto che si riesca a garantire tutte le ore di sostegno spettanti di diritto. «Per le disabilità gravi solitamente riusciamo a garantire il rapporto uno a uno tra docente e alunno – prosegue Lorenzini – agli studenti con lievi ritardi cognitivi, di apprendimento o disturbi del comportamento assegniamo invece metà cattedra di sostegno, con 11 ore settimanali alla primaria e nove per medie e superiori. Ma spesso le assegnazioni di organico che ci vengono date dal Ministero sono inferiori alle esigenze e quindi dobbiamo procedere ad una riduzione proporzionale delle ore, che vengono compensate dai docenti preposti alla normale attività didattica».
C’è poi il problema degli alunni con disabilità che non possono prendere parte alle uscite esterne, perché non c’è un docente disponibile al loro fianco. «È vero, sono venuto a conoscenza di episodi nei quali il docente di sostegno si è rifiutato di accompagnare in gita l’alunno – spiega Lorenzini – la scuola deve decidere se quell’iniziativa è adeguata al ragazzo oppure no e, in caso positivo, che venga coinvolto anche il docente di sostegno o che il ragazzo sia comunque adeguatamente supportato. Ma se il docente si rifiuta e la sua indisponibilità non è certificata è un atto grave, di insensibilità educativa, che va denunciato e rimarcato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero