Rieti, un viaggio in musica con il reatino Damiano De Santis

Damiano De Santis
RIETI - Il viaggio di Damiano De Santis, quello d'evoluzione dentro e fuori di sè, geografico e interiore insieme, cominciato fin da bambino, è appena il primo...

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RIETI - Il viaggio di Damiano De Santis, quello d'evoluzione dentro e fuori di sè, geografico e interiore insieme, cominciato fin da bambino, è appena il primo scalino, il primo passo compiuto per l'allievo della vecchia scuola dei "duri e puri", fedeli ancora ad anni di conservatorio e continui masterclass prima del debutto unico, attitudine rara in tempi invasi da talent show. Quelle "Strings of Freedom", corde di una chitarra classica pizzicata in libertà dal 26enne reatino lungo le otto tracce strumentali del suo disco d'esordio (disponibile nei negozi musicali della città, Maistrello e Musicisti), sono l'incisione di un lavoro unico, fresco e innovativo come non se ne sentivano da anni, contenuto di trasversalità armoniche, jazz, blues e colpi di fingerstyle che De Santis studia costantemente e fonde nel suo spleen di viaggiatore malinconico sospeso tra l'ultimo atto del cortocircuito giovanile e l'accettazione potente, vera e completa dell'età adulta.


"STRINGS OF FREEDOM" PROTAGONISTA ALL'EXPO

<Molte canzoni di questo primo album sono state incise al ritorno di un viaggio - racconta il giovane chitarrista reatino - che fosse da Cambridge come per "Cherry Inton Road", o da Medjugorje per "Ave Maria">. Il viaggio, quello di Damiano - che da anche il titolo alla seconda traccia, con tanto fingestyle dentro e nostalgia per una corsa spensierata lungo l'immaginaria Route 66 dei suoi sogni tranquilli - è velatura di sonorità arabe ("A night in Turkey"), il sacro nella quotidianità di sacerdoti musulmani incontrati per puro caso; e l'ultima, "Umbria" scelta come accompagnamento del video presentato ad Expo dalla delegazione reatina guidata dal sindaco Simone Petrangeli, durante l'ultimo giorno di apertura dell'Esposizione Universale milanese. Disciplina d'esecuzione di un chitarrista classico del mondo europeo, influenzato dalla musica contemporanea e moderna, rifuggendo la quantità e puntando alle sale da concerto <dove avverto realmente il contatto con il mio pubblico>, dopo le esperienze dell'American Folk Project e quella attuale insieme al Motus Trio, il talento di De Santis non è passato mai inosservato ovunque abbia fatto tappa, anche al conservatorio di musica perugino Morlacchi - diplomato con il massimo dei voti - ricevendo stima per il suo talento espressivo e tecnico da personaggi del calibro di Leo Brower, Roland Dhyens ed Ernesto Cordero. Insieme a Micky Piperno, direttore artistico di "Strings of Freedom", la svolta musicale è andata nella direzione della musica moderna, senza dimenticare il supporto dei maestri di sempre, Antonio Pantaleo, Claudio De Angelis e Leonardo De Angelis. Il sogno nel cassetto di De Santis? All'insegna della qualità, immaginando <un'Accademia di alta formazione per chitarra classica e composizione>. Nel frattempo, la presentazione ufficiale del disco, domenica 27 dicembre, a Biccari, in provincia di Foggia, in attesa per le "Strings of Freedom" ad inizio 2016 a Rieti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero