Rieti, coronavirus: l’esito dei tamponi tarda ad arrivare e per due giovani il blocco è prolungato

Drive-in (Archivio)
RIETI - Prigionieri e dimenticati in casa, senza riuscire a conoscere i risultati dei loro tamponi dopo una quarantena lunga venti giorni. È la storia di due giovani...

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RIETI - Prigionieri e dimenticati in casa, senza riuscire a conoscere i risultati dei loro tamponi dopo una quarantena lunga venti giorni. È la storia di due giovani reatini, di età e luoghi diversi, ma entrambi accomunati da una snervante e inspiegabile attesa, dopo la scoperta della positività al Covid-19. Storie simili a quelle già raccontate da Il Messaggero lo scorso 3 novembre, quando però al laboratorio analisi dell’ospedale de Lellis si era ancora in attesa dell’arrivo del secondo estrattore molecolare per dimezzare i tempi di attesa per le risposte sull’esito dei test effettuati.

La vicenda
Ora che però il nuovo estrattore è stato consegnato il 6 novembre, restano i ritardi - e gli inspiegabili silenzi, dall’altro capo del telefono - che hanno reso tristi protagonisti due giovani reatini, nonostante le decine di telefonate fatte ai numeri della Asl per conoscere l’esito dei loro test e capire, in questo modo, se fossero ancora positivi o meno al Covid e riprendere le rispettive attività. Il caso più difficile è quello di un giovane di 27 anni residente in una frazione del Comune di Cittaducale, alla giornata di ieri ancora prigioniero in casa a partire dal 26 ottobre, «quando mi sono recato al drive-in di via del Terminillo per fare il tampone, risultando positivo - racconta il giovane. - Il 4 novembre, la Asl mi ha ricontattato per effettuare il secondo tampone, che ho fatto il 6 novembre». Ma da quel momento nessuno lo ha più chiamato né per comunicargli l’esito del test né, tantomeno, l’eventuale fine della sua quarantena, dopo già dieci giorni trascorsi tra i primi due tamponi e altri undici, fino a ieri, spesi attendendo invano una risposta: «Sono giorni che provo a contattare la Asl, ma non risponde mai nessuno ai numeri indicati e non so più davvero cosa fare», conclude esasperato il giovane, costretto ad assentarsi anche dal lavoro, ma senza tuttavia riuscire ad ottenere una pur minima risposta sulla sua condizione.

La testimonianza


Un caso analogo al suo è andato in scena a Greccio, con un ragazzo di 24 anni che ha ricevuto lunedì il responso sulla sua negatività, dopo avere, di fatto, trascorso l’ultima settimana in casa da negativo, ma senza saperlo: «Il 26 ottobre ho manifestato i primi sintomi, ho fatto il tampone il 29 ottobre e ho avuto i risultati dopo una settimana - spiega il giovane. - Nel frattempo, però, nessuno dalla Asl mi comunicava nulla in merito alle fasi successive e così ho prenotato da solo il secondo tampone per il 10 novembre, ma da quel momento non ho ricevuto più nessuna comunicazione e sono rimasto in quarantena fino a ieri (lunedì, ndr) quando, contattando da solo la Asl, mi è stato detto che si era verificato un errore e che sarei già potuto uscire una settimana fa».

 

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Il Messaggero