Rieti, coronavirus, i bambini ancora senza libri rimasti nella scuola chiusa, i genitori: «Violato il loro diritto allo studio»

Rieti, coronavirus, i bambini ancora senza libri rimasti nella scuola chiusa, i genitori: «Violato il loro diritto allo studio»
RIETI - I bambini del plesso di Prime Case, ma anche molti alunni di altre scuole dell’infanzia e primarie dell’istituto comprensivo di Fara Sabina, sono ancora senza...

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RIETI - I bambini del plesso di Prime Case, ma anche molti alunni di altre scuole dell’infanzia e primarie dell’istituto comprensivo di Fara Sabina, sono ancora senza libri, rimasti nell'edificio dal cinque marzo, quando per decreto governativo sono state chiuse tutte le scuole.


Ad aprile, i genitori avevano manifestato alla dirigenza scolastica la necessità di recuperare libri e quaderni rimasti all’interno dell’edificio che, a differenza di quanto sostenuto dalla direzione, erano stati impossibilitati a prendere perché «nessuno a Prime Case, nonostante le ripetute richieste inoltrate ai docenti da rappresentanti di classe e genitori, ci ha accordato il permesso di farlo».

«Siamo al 22 maggio – dicono le mamme degli alunni profondamente amareggiate per la situazione che si è venuta a creare a scapito dei loro figli - le maestre chiedono il libro delle verifiche di matematica per eseguire degli esercizi e i nostri bambini non possono farli perché tutto il materiale è chiuso nelle aule, che tra l’altro in questi giorni sono oggetto di lavori. Altro paradosso: gli operai possono accedere e il personale che deve recuperare il materiale dei nostri figli no. Abbiamo mandato una mail entro il 22 aprile, come richiesto dalla preside. E’ passato un mese e nessuno di noi ha ricevuto risposta dall’istituto alla mail. Cosa dobbiamo fare? I nostri bambini hanno il diritto di riavere il materiale. È già difficile fare lezione a distanza, farla senza strumenti è una vera e propria violazione del loro diritto allo studio. A chi dobbiamo rivolgerci - concludono -? Visto che dalla direzione nessuno si degna di risponderci?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero