Rieti, «Officine Varrone: Cecilia non ha commesso abusi»

Andrea Cecilia
RIETI - La realizzazione del polo culturale delle Officine Varrone ha rispettato quanto previsto dalle norme urbanistiche e non ci furono abusi. La difesa dell’ex assessore...

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RIETI - La realizzazione del polo culturale delle Officine Varrone ha rispettato quanto previsto dalle norme urbanistiche e non ci furono abusi. La difesa dell’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Rieti, Andrea Cecilia (sostenuta dagli avvocati Danilo Leva e Alessandra Cecilia), finito sotto processo per le violazioni edilizie contestate dalla procura della Repubblica nella realizzazione del complesso di largo San Giorgio, nel corso dell’udienza di ieri, chiedendo l’assoluzione dell’architetto, ha insistito nel definire validi tutti i passaggi tecnici e amministrativi riguardanti alle Officine, sotto sequestro dal 2014 nonostante la Fondazione abbia già pagato 154mila euro al Comune per ottenere la sanatoria, e altri diecimila al Genio civile per regolarizzare le violazioni antisismiche.


Assoluzione con formula piena sollecitata dall’avvocato Emanuele Chiarinelli anche per Mario Ferretti, titolare della ditta Sticrig che esegui i lavori: «L’impresa ha operato in base ai titoli edilizi e ai progetti esibiti dalla proprietà ed è estranea al successivo cambio di destinazione d’uso degli immobili, avvenuto quando aveva già realizzato le opere». Una difesa che Chiarinelli ha replicato anche in favore di Giuliano Turchetti, funzionario del Genio civile, autore del parere di congruità alla normativa sismica espresso per l’ex chiesa di San Giorgio, destinata a ospitare spettacoli culturali, dopo la riunione della Commissione provinciale di vigilanza sui locali pubblici: «Decise sulla base delle informazioni fornite dal Comune e dalla richiedente Fondazione Varrone, non è imputabile».


Assoluzioni sollecitate anche per gli altri imputati (per l’ex presidente della Fondazione, Innocenzo de Sanctis, è stata già sollecitata dagli avvocati Vincenzo Martorana e Genoveffa Muratori): l’architetto Paolo Lancia, difeso dall’avvocata Antonietta Parrella (falso riferito a un collaudo di agibilità), e per il geologo Roberto Seri (falso nella certificazione relativa all’ascensore), assistito dall’avvocata Elena Labonia. La sentenza è stata calendarizzata per il prossimo 17 luglio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero