Rieti, la violenta più volte dopo averla narcotizzata: arrestato

Rieti, la violenta più volte dopo averla narcotizzata: arrestato
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RIETI - Nella mattinata di ieri 24 settembre i Carabinieri della Stazione di Rocca Sinibalda (Ri) in collaborazione con quelli della Stazione di Roma Casal Bertone hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma – Ufficio GIP su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di un uomo di origine rumena residente nella capitale. L’uomo, incensurato, è ritenuto responsabile dei reati di violenza sessuale e accesso abusivo a sistemi informatici.


Il provvedimento è stato emesso dal GIP di Roma sulla scorta degli elementi indiziari raccolti dai Carabinieri della Stazione di Rocca Sinibalda nel corso di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e scaturita dalla denuncia sporta dalla donna presso il Comando dell’Arma della Provincia di Rieti.

La donna, che al tempo dimorava temporaneamente nel comune reatino, aveva segnalato alcuni episodi ai militari, che hanno potuto appurare come il marito della denunciante, pur essendo di fatto separati, l’avesse in più circostanze costretta, a subire atti sessuali contro la sua volontà, abusando delle condizioni di inferiorità psichica indotta mediante la somministrazione di farmaci narcotici.

Le indagini hanno anche consentito di far emergere un tentativo dell’uomo di cancellare alcune prove che la donna si era procurata. La vittima, infatti, aveva scoperto nella memoria del telefono cellulare del marito alcune foto ritraenti momenti delle violenze subite e, pertanto, al fine di conservarne traccia, le aveva copiate su un proprio account digitale. Avvedutosi di ciò, però, l’uomo avrebbe fatto accesso all’account della moglie, senza il consenso di quest’ultima, cancellando le foto lì conservate.

L’arrestato, eseguiti gli adempimenti del caso, è stato infine ristretto presso la Casa Circondariale di Roma Regina Coeli, dove resterà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero