RIETI - A partire dalla scoperta del covo delle Unità Combattenti Comuniste (21 luglio 1979) a Vescovio di Torri, passando per i sequestri di armi di formazioni...
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La testimonianza
«Il Reatino ha rappresentato all’epoca un approdo tranquillo che permetteva di non destare sospetti - racconta l’ex ispettore capo della Uigos della Questura, Elenio Santoprete, lungamente impegnato in controlli antiterrorismo per l’ufficio diretto da Piero Nardin. - La riprova arriva dalla scoperta del casale delle Ucc a Vescovio dove si svolgevano riunioni operative dei terroristi, anche se gli attentati venivano pianificati altrove. Non bisogna poi dimenticare che alcuni componenti della colonna romana delle Br erano originari della nostra provincia, anche se non risulta che si siano macchiati di omicidi». Al covo di Vescovio, i carabinieri del comando gruppo di Rieti e della compagnia di Poggio Mirteto, guidati dal colonnello Matteo, arrivarono proprio in seguito a una segnalazione della Uigos su un’auto sospetta. I militari scoprirono dentro due serbatoi sul tetto, mimetizzati dall’edera e da un nido di vespe, un deposito di armi utilizzate dai terroristi per gli attentati. Impressionante l’elenco: 18 pistole di varie marche, fucili, silenziatori, mitragliette, centinaia di cartucce, detonatori, esplosivi, radio per intercettare le frequenze delle forze dell’ordine, timbri falsi, carte di identità in bianco e altro ancora. Quell’operazione, coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Canzio, culminò con 21 arresti e lo smantellamento definitivo delle Unità Combattenti Comuniste. Ancora, i legami con la Sabina portarono all’arresto, nel 1979, di Sergio Calore, terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari (poi pentito e assassinato nel 2010 a Guidonia), nel corso di un’inchiesta avviata dal pm Canzio su Ordine Nuovo, i cui successivi sviluppi coinvolsero anche lo scomparso medico veneziano Carlo Maria Maggi, condannato per la strage di piazza della Loggia, avvenuta a Brescia nel 1974.
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Il Messaggero