Rieti, immagine in tv come un "fannullone": l'autista presenta denuncia-querela

Tribunale
RIETI L’ azienda Cotral Spa - su ordinanza del giudice del lavoro - lo reintegra in servizio, ma ora quel provvedimento è stato impugnato dalla società e, a...

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RIETI L’ azienda Cotral Spa - su ordinanza del giudice del lavoro - lo reintegra in servizio, ma ora quel provvedimento è stato impugnato dalla società e, a maggio, è attesa la nuova decisione del giudice. Ma la vicenda del licenziamento per giusta causa del 58enne autista reatino S.Z. - accusato dalla società di aver utilizzato in maniera indebita e fraudolenta i permessi ex legge 104, per assistere il suocero disabile e fatto pedinare da un investigatore privato - si va ulteriormente a intrigare con una sorta di procedimento nel procedimento, a seguito di una denuncia-querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa, presentata dall’autista reatino all’autorità giudiziaria, rappresentato dal proprio legale di fiducia, Fabio Padovani del foro di Frosinone.

L'inquadratura


Questo a causa di un’incauta (quanto inopportuna) inquadratura delle telecamere del talk show televisivo in onda su La7 “L’aria che tira”. Il 31 luglio 2020, nel corso della trasmissione economico-politica condotta da Myrta Merlino, come ospite in studio c’era la presidente di Cotral Spa, Amalia Colaceci. L’amministratrice, intervistata da Isabella Ciotti, apre un’ampia digressione - evidenziata dal grassetto in sovrimpressione “investigatori a caccia di fannulloni” - sulla lotta all’assenteismo seriale, ai furbetti del cartellino e contro chi abusa di permessi, malattie ed ex legge 104, asserendo che - all’esito dei controlli - circa il 40% dei dipendenti risultava essere irregolare. Ampiamente illustrate le modalità del bando da 300mila euro di Cotral per supportare questa tipologia di attività investigativa, basata anche su speciali algoritmi capaci di individuare il reiterarsi di certificati di malattia o falsi permessi in particolari periodi o giorni dell’anno. Illustrando dunque le politiche aziendali contro i presunti fannulloni, vengono mostrati in studio alcuni dossier fotografici investigativi tra le cui immagini - perfettamente riconoscibili in alcuni frame del filmato - compaiono il reatino S.Z. e la moglie, all’interno di quella che, di fatto, è una relazione oggetto di un giudizio ancora pendente, andando così impropriamente a suffragare l’ipotesi truffaldina come un fatto accertato, associando inoltre anche la moglie a tali condotte. Una circostanza che non è passata inosservata, tanto più alla luce della recente ordinanza del giudice del lavoro che ha riconosciuto l’innocenza e la buona fede dell’autista professionale, scagionato da ogni addebito mosso nei suoi confronti, come raccontato mercoledì scorso sulle pagine de Il Messaggero. Ora si rimane anche in attesa dell’esito del processo “parallelo” per quelle immagini esibite in diretta nazionale.

 

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Il Messaggero