RIETI - «Potranno queste macerie rivivere?», si chiede don Domenico con le parole profetiche di Ezechiele, nell’omelia della messa in suffragio dei morti del...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Crediamo o no alla rigenerazione di questa terra, simbolo di un Parse che va in frantumi?», incalza il vescovo citando il disastro di Genova, i morti del Pollino. «Il mondo è fragile e l’uomo ancora di più. Ci resta lo spirito, e ci resta Dio che riconcilia spirito e materia. Allora vale la pena di restare o di tornare, se ritroviamo lo spirito di queste terre, che è quello di tanti piccoli borghi dell’Appennino abbandonati per ragioni sociali ed economiche. Vale la pena affrontare la ricostruzione se la burocrazia non paralizza la buona volontà dei singoli e delle istituzioni. Vale la pena ricostruire se si rompe l’isolamento di queste terre. Allora sì, lo sguardo si potrà allargare, e vedere non più macerie ma gru».
L’omelia si chiude con la citazione della pagina di diario di una giovanissima, restituita dalle macerie. Aspetta il giorno dopo per rivedere un ragazzo: «Domani ad Amatrice sarà una grande giornata, ci saranno tutti e lo rivedrò. Chissà se gli piacerò ancora». «Ecco - dice Pompili - quell’attesa è vera anche per noi. Perché domani, non oggi sapremo se al netto delle cose fatte e delle tante che restano da fare avremo conservato lo spirito e potremo dire sì, ne é valsa la pena». E l’assemblea si scioglie in un applauso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero