RIETI - «A 11 andavo già a bottega, a 17 mi sono messo in proprio». Alberto Tilesi, 83 anni, ha i calli alle mani per aver trascorso una vita intera «con...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
UN EDIFICIO DEL 1966
Lo sterrato in via Costanzo Angelini - già via Castore e Polluce - a una manciata di passi dall'Hotel Roma, fu fatto nel lontano 1966: «l'ho costruita tutta da solo, per cui ne facevo un pezzetto alla volta, man mano che accumulavo un po' di risparmi». Una struttura interamente fatta di ferro, inclusi i solai, un lavoro artigianale e meticoloso durato anni. In quella casa, la notte del 24 agosto 2016 ci dormiva l'intera famiglia di Alberto, la moglie e i due figli Silvio e Romeo, tutti illesi. La voce è ancora rotta dall'emozione di essere usciti vivi da quell'inferno: «non abbiamo fatto neppure un giorno di ospedale, ricordo che abbiamo percorso scalzi e al buio il corridoio cosparso di vetri dei quadri rotti e incredibilmente non ci siamo neppure tagliati. L'Hotel Roma si era abbassato di un piano, è stato mio figlio a tirare fuori uno dei proprietari».
«NON SARA' MAI DISTRUTTA»
Erano 38 anni che la famiglia Tilesi abitava in quella casa, danneggiata solo nelle tamponature esterne e in qualche colonna: «danni facilmente riparabili», a detta del fabbro, ora residente con la moglie in una delle casette di San Cipriano dopo circa un anno trascorso in hotel a San Benedetto del Tronto. Per la sua «casa di ferro» è arrivata l'ora della demolizione decretata dallo staff di tecnici preposti, gli hanno detto del Comune, ma Alberto non ci sta. Convinto dell'assoluta stabilità e sicurezza della struttura costruita con le sue mani a colpi di martello, vuole assoldare altri tecnici e impiegare tutte le sue ultime forze per dimostrare che quella struttura non verrebbe mai giù.
«La notte non dormo per pensare a come sistemare i danni, ho ancora un po' di tempo davanti e mi batterò perché io non possa ricordare la demolizione della mia casa, perché il ferro non crolla». E neppure il suo spirito e la sua tempra, provati ma stabili: inevitabilmente anch'essi, di ferro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero