RIETI - Atmosfera gradevole in piazza Roma a Fara Sabina e clima costruttivo: è patita ufficialmente la campagna di Daniela Simonetti candidata sindaca de “Il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nel suo intervento la Simonetti ha parlato di servizi concentrati a Passo Corese e collegamenti pubblici inesistenti, un centro storico abbandonato a sè stesso toccando temi come la fornitura del gas «non eguale ed equa in tutte le frazioni» e delle problematiche recenti con Aps. Si è parlato della necessità di innovazione tecnologica, una nuova pianificazione urbanistica, indicazione agricola, filiera corta, tutela paesaggistica, cultura, turismo, sport, sanità, scuola, lavoro e sicurezza.
Le difficoltà da affrontare. «Ci attendono mesi difficili per la crisi socio-economica – ha detto la Simonetti - sommeremo ai nostri problemi, ereditati da anni di gestione divisiva e progetti fatti alla giornata, anche la crisi derivante dalla pandemia». Prima della carrellata dei problemi insoluti vecchi e nuovi di Fara e prima ancora della presentazione dei candidati, Daniela Simonetti, ha ricostruito le ultime settimane e dato la sua versione su come è stata fatta saltare una sintesi che avrebbe potuto portare a una lista unica nel centrosinistra.
Il centrosinistra disunito. «Evidentemente qualcuno ha lavorato per il risultato opposto – ha detto - e si assume tutta la responsabilità di una eventuale vittoria di una destra incapace e inconcludente, che ha portato Fara al degrado e all’isolamento. Il modo in cui si è arrivati al voto anticipato ci ha consegnato una destra divisa. L’amministrazione che ha acuito i problemi già esistenti, creandone di nuovi, si presenta al voto divisa in due liste, una contro l’altra armata, nell’eterno gioco del cerino. Tutti cercano di scaricare sugli ex colleghi di giunta le responsabilità del loro palese fallimento».
«Noi dobbiamo ripartire da Fara capoluogo, restituirle la socialità e la vivibilità è il primo passo di un progetto più ambizioso che in 10 anni trasformerà il nostro comune – ha concluso - Il Ponte ha donne e uomini in grado in grado di farlo, di ascoltare e analizzare le esigenze dei cittadini per tradurle in progetti realizzabili per Fara. Ha competenze e professionalità per programmare e progettare per reperire fondi fuori dal bilancio comunale in primis in Europa ed è quello che faremo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero