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RIETI - Slitta, ma solo di una settimana, la sentenza relativa a uno dei processi pendenti presso il tribunale di Rieti sul “canile lager” di Montopoli, gestito dalla 65enne B.C. accusata di maltrattamento di animali.
Cani, gatti, cavalli, asini e anche animali esotici, piccole scimmie senza regolare documentazione Cites, venivano detenuti all’interno dell’abitazione della donna in condizioni igieniche precarie e visibilmente malnutriti e smagriti, con tagli e ferite, spesso affetti da parassitosi. Con una pluridecennale recidiva la donna aveva iniziato nel 2007 a collezionare denunce, sequestri e procedimenti ma, nonostante tutto, aveva continuato ad adottare e ospitare animali tramite annunci su internet.
Negli anni, nell’arco di ben otto sequestri, sono stati portati via dalla sua abitazione circa 500 animali tra cani e gatti, quadrupedi ma anche scimmie rinchiuse dentro piccolissime gabbie che ne impedivano i movimenti. Lo scenario che di volta in volta si era presentato agli operatori della Forestale, veterinari, tecnici Asl e carabinieri-forestali era a dir poco desolante: in ogni stanza della casa vi erano disseminati animali di cui la donna non si prendeva cura, altri erano ridotti alla fame e alla sete, altri ancora scheletrici vagavano all’interno delle pertinenze dell’abitazione o segregati dentro cucce con l’apertura rivolta verso la parete del muro così da essere impossibilitati ad uscire.
Nel settembre del 2018 si era concluso - con la conferma della condanna in Appello e la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione presentato dal difensore dell’imputata - il primo processo di una lunga serie (a oggi ce ne sono altri 3 pendenti) a carico della 65enne per maltrattamento di animali relativamente a fatti risalenti al 2013-2014. Soddisfazione era stata espressa dalle numerose associazioni animaliste costituitesi parte civile.
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