Canile lager di Montopoli, slitta la sentenza nei confronti della donna accusata di maltrattamento di animali

Canile lager di Montopoli, slitta la sentenza nei confronti della donna accusata di maltrattamento di animali
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Domenica 18 Ottobre 2020, 00:10

RIETI - Slitta, ma solo di una settimana, la sentenza relativa a uno dei processi pendenti presso il tribunale di Rieti sul “canile lager” di Montopoli, gestito dalla 65enne B.C. accusata di maltrattamento di animali.

Cani, gatti, cavalli, asini e anche animali esotici, piccole scimmie senza regolare documentazione Cites, venivano detenuti all’interno dell’abitazione della donna in condizioni igieniche precarie e visibilmente malnutriti e smagriti, con tagli e ferite, spesso affetti da parassitosi. Con una pluridecennale recidiva la donna aveva iniziato nel 2007 a collezionare denunce, sequestri e procedimenti ma, nonostante tutto, aveva continuato ad adottare e ospitare animali tramite annunci su internet.

Negli anni, nell’arco di ben otto sequestri, sono stati portati via dalla sua abitazione circa 500 animali tra cani e gatti, quadrupedi ma anche scimmie rinchiuse dentro piccolissime gabbie che ne impedivano i movimenti.

Lo scenario che di volta in volta si era presentato agli operatori della Forestale, veterinari, tecnici Asl e carabinieri-forestali era a dir poco desolante: in ogni stanza della casa vi erano disseminati animali di cui la donna non si prendeva cura, altri erano ridotti alla fame e alla sete, altri ancora scheletrici vagavano all’interno delle pertinenze dell’abitazione o segregati dentro cucce con l’apertura rivolta verso la parete del muro così da essere impossibilitati ad uscire.

Nel settembre del 2018 si era concluso - con la conferma della condanna in Appello e la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione presentato dal difensore dell’imputata - il primo processo di una lunga serie (a oggi ce ne sono altri 3 pendenti) a carico della 65enne per maltrattamento di animali relativamente a fatti risalenti al 2013-2014. Soddisfazione era stata espressa dalle numerose associazioni animaliste costituitesi parte civile.

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