Chi si affidava a lui sapeva che non sarebbe tornato a casa a mani vuote: perché Scott van Zyl, 44 anni, aveva fatto del bracconaggio, più che un semplice lavoro,...
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Pochi giorni prima di Pasqua, van Zyl aveva deciso di avventurarsi tra i cespugli di una riserva per cacciare: lasciatosi il mezzo alle spalle, non ha mai più fatto ritorno. La sera i suoi cani sono tornati indietro senza di lui e da quel momento sono scattate le ricerche: diverse squadre, tra cui anche un team di subacquei, sono state impegnate per ritrovare l'uomo, ma di van Zyl nessuna traccia. Fino alla settimana scorsa, quando un gruppo di soccorritori ha individuato le sue orme sulla riva del fiume e ha ucciso tre coccodrilli. «Abbiamo avuto il via libera per uccidere i predatori - ha detto alla Bbc Sakkie Louwrens, uno degli uomini coinvolti nelle ricerche - Due di loro contenevano dei resti umani e il test del Dna ha confermato che erano quelli di van Zyl». I coccodrilli dei fiumi e dei laghi dell’Africa si adagiano sul fondo dell’acqua in attesa di una preda da afferrare e trascinare, fino ad annegarla.
Nel frattempo il sito web SS Pro Safaris, di proprietà della vittima, ha pubblicato un messaggio in cui si ribadisce che la società «ha condotto numerosi safari in tutta l’Africa meridionale», cercando di tranquillizzare i turisti e sottolineando la propria affidabilità. Ma van Zyl è soltanto l'ultimo di una lista di persone uccise dai predatori negli ultimi tempi. Nel mese scorso almeno quattro persone sono state uccise dai coccodrilli nello Zimbabwe, dopo le le piogge forti hanno fatto innalzare il livello dei fiumi, portando gli animali a spostarsi in zone dove non sono visibili. A marzo, gli abitanti di un villaggio hanno ucciso un coccodrillo e gli hanno aperto lo stomaco: al suo interno hanno trovato i resti di un bimbo di 8 anni. L’anno scorso un ragazzo di 13 anni è stato ucciso mentre pescava: lavorava per pagarsi le tasse scolastiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero