Anche il Veneto, dopo l'Emilia Romagna, conta la sua prima vittima per il contagio del virus West Nile, che si trasmette attraverso la puntura di una zanzara di genere Culex,...
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A renderlo noto è stato oggi l'assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, dando conto del Bollettino sulla sorveglianza delle arbovirosi. La prima vittima in Italia era stato un altro anziano di 77 anni, residente a Cento (Ferrara), già sofferente di problemi cronici cardiorespiratori, morto all'ospedale ferrarese di Cona. Dall'inizio di giugno fino a ieri, sempre secondo il monitoraggio regionale, sono stati registrati in Veneto in tutto 19 casi di febbre da West Nile. «Sono addolorato per la morte di questa persona e rivolgo le condoglianze ai famigliari - ha sottolineato Coletto - ma corre l'obbligo di ricordare, per non accendere timori ingiustificati, che gli esperti indicano che un evento così grave si verifica nello 0,1% dei casi di infezione».
Dall'inizio dell'estate è stata attivata dalla Direzione regionale Prevenzione un'attenzione particolare alla sorveglianza e al controllo delle malattie trasmesse da vettori, attivando soprattutto le Aziende Ulss, che sono state consigliate di «rafforzare ulteriormente la vigilanza e la valutazione dell'efficacia degli interventi di disinfestazione effettuati dai Comuni». «Le misure di controllo del vettore sono al massimo - ha precisato Coletto - e al verificarsi di ciascun caso umano sono prontamente attivati interventi di disinfestazione supplementari, come indicato dal Piano Vettori 2018.
Ogni Pronto Soccorso e ogni Ospedale del Veneto tengono la guardia alta e sono in grado di diagnosticare e curare velocemente i casi che dovessero presentarsi. Alla gente chiediamo non paura ma attenzione e collaborazione, perché anche semplici comportamenti singoli sono importantissimi, come proteggersi con uno dei tanti efficaci repellenti disponibili ed evitare accumuli d'acqua stagnante nei giardini e nei sottovasi di fiori, dove le zanzare depongono le uova e proliferano». Gli esperti, dal canto loro, tranquillizzano. Dal 2015 l'Italia «è il Paese europeo con il maggior numero di casi West Nile segnalati all'anno. Tra il 2008 e il 2016 i contagi sono stati circa 210 in nove regioni e di cui otto più gravi». Tuttavia, complessivamente, il numero dei «casi è contenuto» e sintomi gravi sono molto rari, quindi «niente panico».
A tranquillizzare rispetto ai nuovi casi da Febbre del Nilo Occidentale verificatisi in Italia è infatti Zeno Bisoffi, alla guida del Dipartimento di malattie infettive e tropicali dell'Ospedale Sacro Cuore di Negrar, che sottolinea: «anche in quest'anno molto particolare, l'influenza avrà fatto probabilmente alla fine del 2018 molti più danni della West Nile, eppure non fa notizia».
Il Messaggero