Un colpo da maestro. Nel bottino dell’Arsenio Lupin d’Oltretevere non c'è solo la lettera olografa di Michelangelo Buonarroti ma pure un ulteriore documento,...
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RISCATTO Per riaverli sarebbero però serviti denari, una cifra tra i 100 mila e i 200 mila euro. Nei Sacri Palazzi le notizie sono frammentarie. Le bocche restano ermeticamente sigillate, solo il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, attraverso una dichiarazione diffusa dalla Radio Vaticana ha voluto rompere il silenzio, squarciando il velo su una brutta storia da troppo tempo ignorata: «Anni addietro - ha spiegato - era stata constatata la mancanza dall'Archivio della Fabbrica di San Pietro di alcuni documenti di Michelangelo (uno scritto da lui, un altro con la sua firma)».
«La cosa - ha continuato padre Lombardi - era stata segnalata già nel 1997 dall'allora archivista, suor Teresa Todaro, al cardinale presidente della Fabbrica e arciprete della Basilica, Virgilio Noè.
Più recentemente il cardinale Angelo Comastri, attuale presidente, ha ricevuto una proposta per riacquistare, ad un certo prezzo, tali documenti. Naturalmente ha rifiutato, trattandosi di documenti rubati». Il portavoce vaticano ha infine dichiarato che «la Gendarmeria vaticana è in contatto con le competenti autorità di polizia italiane per gli approfondimenti opportuni» e per garantire la tutela al patrimonio artistico.
L'aspetto che sta emergendo con evidenza è che il ladro che ha trafugato le preziose carte con ogni probabilità era considerato di casa, insomma, uno che sapeva come muoversi, che conosceva bene ambienti, orari, codici numerici e passaggi interni agli edifici attigui alla basilica. L'obiettivo, ora, resta quello di riportare ordine e, ovviamente, recuperare la refurtiva, riportando a casa, nell’archivio della basilica, le carte rubate di Michelangelo.
INDAGINI Papa Francesco ha autorizzato l'apertura di indagini.
Il Messaggero