Giallo in Vaticano, 2 i documenti spariti: dopo la lettera di Michelangelo anche un altro foglio antico

Giallo in Vaticano, 2 i documenti spariti: dopo la lettera di Michelangelo anche un altro foglio antico
di Franca Giansoldati
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Lunedì 9 Marzo 2015, 07:01 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 16:28

Un colpo da maestro. Nel bottino dell’Arsenio Lupin d’Oltretevere non c'è solo la lettera olografa di Michelangelo Buonarroti ma pure un ulteriore documento, probabilmente meno importante del primo, visto che su questo secondo foglio trafugato il grande genio rinascimentale vi appose solo la firma. «Michelagnolo». Risultano, infatti, due le carte sparite dall'archivio della Fabbrica di San Pietro. Un ammanco che risale a parecchio tempo addietro, addirittura nel 1997. Praticamente diciotto lunghi anni di silenzi, di imbarazzanti trascuratezze, forse di omissioni, chissà, di ricerche mai avviate hanno avvolto i fatti. Nonostante l’importanza della refurtiva in pochi, anzi in pochissimi, pare fossero a conoscenza di quanto successo. L'ammanco avvenne ai tempi in cui era arciprete della basilica il cardinale Noè. A lui successe il cardinale Marchisano, anch'egli scomparso, fino ad arrivare all'attuale titolare della basilica, Angelo Comastri, colui che alcuni mesi fa è stato avvicinato da un ex dipendente della Fabbrica che lo avvertiva di essere in grado di ritrovare i documenti rubati avendoli individuati, pare, da un antiquario.

RISCATTO Per riaverli sarebbero però serviti denari, una cifra tra i 100 mila e i 200 mila euro.

Nei Sacri Palazzi le notizie sono frammentarie. Le bocche restano ermeticamente sigillate, solo il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, attraverso una dichiarazione diffusa dalla Radio Vaticana ha voluto rompere il silenzio, squarciando il velo su una brutta storia da troppo tempo ignorata: «Anni addietro - ha spiegato - era stata constatata la mancanza dall'Archivio della Fabbrica di San Pietro di alcuni documenti di Michelangelo (uno scritto da lui, un altro con la sua firma)».

«La cosa - ha continuato padre Lombardi - era stata segnalata già nel 1997 dall'allora archivista, suor Teresa Todaro, al cardinale presidente della Fabbrica e arciprete della Basilica, Virgilio Noè.

Più recentemente il cardinale Angelo Comastri, attuale presidente, ha ricevuto una proposta per riacquistare, ad un certo prezzo, tali documenti. Naturalmente ha rifiutato, trattandosi di documenti rubati». Il portavoce vaticano ha infine dichiarato che «la Gendarmeria vaticana è in contatto con le competenti autorità di polizia italiane per gli approfondimenti opportuni» e per garantire la tutela al patrimonio artistico.

L'aspetto che sta emergendo con evidenza è che il ladro che ha trafugato le preziose carte con ogni probabilità era considerato di casa, insomma, uno che sapeva come muoversi, che conosceva bene ambienti, orari, codici numerici e passaggi interni agli edifici attigui alla basilica. L'obiettivo, ora, resta quello di riportare ordine e, ovviamente, recuperare la refurtiva, riportando a casa, nell’archivio della basilica, le carte rubate di Michelangelo.

INDAGINI Papa Francesco ha autorizzato l'apertura di indagini. Ieri nelle due apparizioni pubbliche, l’Angelus e la visita alla parrocchia di Tor Bella Monaca, non ha fatto alcuna menzione all’accaduto ma sono arrivate parole bellissime e importanti sulle donne per l’8 marzo: «Un mondo dove le donne sono emarginate è sterile perchè le donne vedono oltre, e ci trasmettono la capacità di capire con un cuore più paziente e più tenero».

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