Città del Vaticano - Barba e capelli, uno shampoo, una sistematina con le apposite forbicine ai peli del naso e delle orecchie, a volte una messa in piega e via....
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Per i barbieri e i parrucchieri che ormai si alternano regolarmente in quei pochi metri quadri sotto il colonnato Berniniano, nei locali messi a disposizione da Bergoglio tappezzati di piastrelle bianche, si tratta ogni giorno di lavorare alacremente, con turni prestabiliti, per accontentare le richieste che arrivano da coloro che bussano a quella porticina. L’obiettivo è ridare un aspetto distinto a persone abbandonate, provate dalla vita, trascurate. Non importa la provenienza, la fede, la lingua. Inizialmente i parrucchieri e barbieri volontari provenivano quasi tutti dal Lazio, ma poi l’appello per aiutare il progetto di Papa Francesco si è allargato, grazie ad un tam tam interno alla categoria. Diverse regioni si sono organizzate. Questa settimana, per esempio, i turni sono garantiti da cinque barbieri e coiffeur di Reggio Emilia. Si sono mossi per tempo, organizzandosi, pagandosi l’albergo come le spese del soggiorno, pur di poter dare una mano a Papa Bergoglio.
Esiste un mondo dietro un asciugamano pulito e uno shampoo. “Per noi è un piacere vedere un volto che torna a mostrare dignità e ordine. E loro, i senza tetto che arrivano, non si sentono più degli invisibili” spiega Pietro Meglioli, parrucchiere di Casina, un paese dell’Appennino reggiano. Dentro, nella barberia vaticana, gli homeless trovano il necessario per una toeletta completa, le docce, un cambio, un taglio di capelli. Polacchi, rumeni, africani ma anche diversi italiani che per i rovesci della fortuna ormai vivono in strada. L’appuntamento con forbici e rasoio resta una occasione per fare capire che ad un povero non serve solo cibo e coperte, ma dignità. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero