A Palazzo Madama si sta tenendo la commemorazione per i cinquant'anni della tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre del 1963. Il presidente del Senato Piero Grasso ha...
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«Di fronte alla vita spezzata, al deserto di persone, paesi, territori che quel giorno furono schiacciati dal silenzio quasi surreale della devastazione, lo Stato deve inchinarsi. Eppure non basta: lo Stato deve anche scusarsi. Ma ancora una volta non è sufficiente: lo Stato deve innanzitutto riparare».
Grasso ha ricordato che «le vittime del Vajont sono riconosciute in quell'elenco di morte e dolore di 1910 persone decedute. Ma sono ancora e incredibilmente 'invisibili' i volti di chi ancora oggi manca all'appello. Allora come oggi i sopravvissuti non debbono essere lasciati soli. Va resa loro giustizia, che significa riconoscimento della verità, imputazione delle responsabilità, risarcimento materiale e morale per quanti hanno subìto, per interesse, la negazione della realtà, l'irresponsabilità, la falsità. Voci inascoltate denunciarono, prima e dopo la tragedia, i rischi mortali che stavano per travolgere l'umanità di quella gente fiduciosa e paziente verso lo Stato, e che interpretava il proprio lavoro e la propria fatica quotidiana come adempimento di un dovere. Tina Merlin ha usato parole che oggi abbiamo il dovere di fare nostre: 'È stato un genocidio'».
Il Vajont fu «una strage che si poteva e si doveva evitare. Non è stata evitata perché sulla moralità, sul valore della vita, sulla legalità, è prevalsa la logica senza cuore degli 'affari sono affari'. Noi tutti abbiamo quindi il dovere di dare conto di scelte irresponsabili, e lo Stato, come è stato scritto oggi in un quotidiano nazionale, ha finalmente chiesto perdono, seppure 'con mezzo secolo di ritardo'».
Grasso ha ricordato che «nel 2008, a Parigi, l'Unesco ha considerato il Vajont come il primo tra i più gravi disastri evitabili della storia dell'umanità, lo ha definito come un 'racconto ammonitore'. Domani sarò in quella terra, violata e abusata, colpita da terrore e devastazione. Sarò lì per inchinarmi di fronte a vittime e sopravvissuti, per portare le scuse dello Stato. Sarò lì per riparare, affermando che è compito prioritario delle Istituzioni non abbandonare vittime e sopravvissuti. Quegli stessi sopravvissuti ebbero la forza di ricostruire e ci hanno indicato la strada che, senza condizioni, con integrità, fedeli alla Costituzione, dobbiamo percorrere: la strada della solidarietà.
Ci sono momenti nella storia del nostro Paese in cui raccontare, se necessario urlare la verità, è un dovere inderogabile».
Anche il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando si è unito alla voce di Grasso: «Ci sono momenti in cui lo Stato dovrebbe assumersi la responsabilità, quella più grave, e chiedere scusa ai cittadini. Lo Stato non ha fatto tutto quello che doveva e poteva. Quella tragedia è il simbolo di quello che avremmo potuto evitare, della violazione del limite della natura» da parte dell'uomo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero