Vajont, cinquant'anni dopo. Grasso: "Lo Stato deve inchinarsi, scusarsi e riparare"

La tragedia del crollo della diga del Vajont
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Martedì 8 Ottobre 2013, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 11:07

A Palazzo Madama si sta tenendo la commemorazione per i cinquant'anni della tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre del 1963. Il presidente del Senato Piero Grasso ha tenuto un discorso accorato, in cui si è scusato a nome dello Stato per «una strage che si poteva e si doveva evitare».

«Di fronte alla vita spezzata, al deserto di persone, paesi, territori che quel giorno furono schiacciati dal silenzio quasi surreale della devastazione, lo Stato deve inchinarsi. Eppure non basta: lo Stato deve anche scusarsi. Ma ancora una volta non è sufficiente: lo Stato deve innanzitutto riparare».

Grasso ha ricordato che «le vittime del Vajont sono riconosciute in quell'elenco di morte e dolore di 1910 persone decedute.

Ma sono ancora e incredibilmente 'invisibili' i volti di chi ancora oggi manca all'appello. Allora come oggi i sopravvissuti non debbono essere lasciati soli. Va resa loro giustizia, che significa riconoscimento della verità, imputazione delle responsabilità, risarcimento materiale e morale per quanti hanno subìto, per interesse, la negazione della realtà, l'irresponsabilità, la falsità. Voci inascoltate denunciarono, prima e dopo la tragedia, i rischi mortali che stavano per travolgere l'umanità di quella gente fiduciosa e paziente verso lo Stato, e che interpretava il proprio lavoro e la propria fatica quotidiana come adempimento di un dovere. Tina Merlin ha usato parole che oggi abbiamo il dovere di fare nostre: 'È stato un genocidio'».

Il Vajont fu «una strage che si poteva e si doveva evitare. Non è stata evitata perché sulla moralità, sul valore della vita, sulla legalità, è prevalsa la logica senza cuore degli 'affari sono affari'. Noi tutti abbiamo quindi il dovere di dare conto di scelte irresponsabili, e lo Stato, come è stato scritto oggi in un quotidiano nazionale, ha finalmente chiesto perdono, seppure 'con mezzo secolo di ritardo'».

Grasso ha ricordato che «nel 2008, a Parigi, l'Unesco ha considerato il Vajont come il primo tra i più gravi disastri evitabili della storia dell'umanità, lo ha definito come un 'racconto ammonitore'. Domani sarò in quella terra, violata e abusata, colpita da terrore e devastazione. Sarò lì per inchinarmi di fronte a vittime e sopravvissuti, per portare le scuse dello Stato. Sarò lì per riparare, affermando che è compito prioritario delle Istituzioni non abbandonare vittime e sopravvissuti. Quegli stessi sopravvissuti ebbero la forza di ricostruire e ci hanno indicato la strada che, senza condizioni, con integrità, fedeli alla Costituzione, dobbiamo percorrere: la strada della solidarietà.

Ci sono momenti nella storia del nostro Paese in cui raccontare, se necessario urlare la verità, è un dovere inderogabile».

Anche il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando si è unito alla voce di Grasso: «Ci sono momenti in cui lo Stato dovrebbe assumersi la responsabilità, quella più grave, e chiedere scusa ai cittadini. Lo Stato non ha fatto tutto quello che doveva e poteva. Quella tragedia è il simbolo di quello che avremmo potuto evitare, della violazione del limite della natura» da parte dell'uomo.

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