Usa, si dimette il capo del Secret Service dopo le falle nella sicurezza

Julia Pierson
Julia Pierson getta la spugna: travolta dai ripetuti scandali sulle gravi falle della sicurezza alla Casa Bianca, ha presentato le dimissioni da direttore del Secret Service, il...

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Julia Pierson getta la spugna: travolta dai ripetuti scandali sulle gravi falle della sicurezza alla Casa Bianca, ha presentato le dimissioni da direttore del Secret Service, il corpo d'elite incaricato della sicurezza del presidente degli Stati Uniti e della sua famiglia.




«Lo faccio nell'interesse dell'agenzia», ha detto. E il segretario alla Sicurezza Nazionale, Jeh Johnson, ha prontamente fatto sapere di avere accettato la sua decisione. Le dimissioni della Pierson, nominata da Barack Obama alla guida del Secret Service nel marzo del 2013 e prima donna a ricoprire tale incarico, seguono di un giorno l'ennesima rivelazione shock, ovvero che il 16 settembre, gli agenti dell'agenzia hanno inconsapevolmente consentito che un pregiudicato, armato di pistola, entrasse in un ascensore con Barack Obama, nel corso di una visita a Atlanta.



E gli agenti al seguito del presidente si sono accorti solo per caso dell'intruso, che era un contractor della sicurezza impiegato dal Centro per il controllo e prevenzione delle malattie, nella cui sede Obama quel giorno era in visita per essere aggiornato sul contrasto al virus dell'Ebola. L'uomo si comportava in maniera strana, continuava a filmare il presidente con il suo telefonino, nonostante gli fosse stato ordinato di smetterla.



Così, quando Obama è uscito dall'ascensore, gli agenti del Secret Service lo hanno fermato e interrogato, e facendo un semplice controllo sul loro database hanno scoperto che aveva avuto ben tre condanne per aggressione e percosse. La sua azienda a quel punto lo ha licenziato in tronco, e gli ha chiesto di restituire la pistola, che gli agenti del Secret Service non avevano invece neanche visto.



Appena tre giorni fa si era inoltre appreso che il 19 settembre un intruso armato di coltello è arrivato ben oltre l'ingresso della Casa Bianca, come aveva riferito quel giorno il Secret Service, cosa comunque gravissima. In realtà, l'uomo, un veterano della guerra in Iraq, era arrivato fin nel cuore della residenza presidenziale, ed è stato infine fermato da un agente, peraltro fuori servizio.



Si tratta episodi che hanno rilanciato interrogativi sempre più inquietanti riguardo alla sicurezza dell'uomo più potente del mondo, e che hanno evidenziato violazioni anche dei più basilari protocolli del Secret Service. Ma anche di vicende che hanno preso una piega politica delicata per l'amministrazione, specie in vista delle elezioni di midterm che a novembre riguarderanno l'intera Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato e che i per democratici si presentano sotto cattivi auspici, stando a diversi sondaggi.



Numerosi esponenti del partito di Obama e analisti politici, riferisce oggi il New York Times, hanno infatti protestato che le lacune del Secret Service contribuiscono a dare una nuova impressione di mancanza di competenza dell'amministrazione Obama, specie dopo il disastroso avvio digitale della riforma sanitaria nota come Obamacare o lo scandalo dell'assistenza medica per i reduci e altre vicende più o meno recenti.



«Le mie dimissioni sono nel miglior interesse del Secret Service», ha detto Pierson in un'intervista aggiungendo che il Congresso, che appena ieri l'aveva messa sulla griglia in una tesa audizione, «ha evidentemente perso fiducia in me» e «le dimissioni erano la cosa più nobile da fare». Ma anche Obama ha pensato che ormai fosse la cosa giusta da fare. Il presidente, ha detto il suo portavoce Josh Earnest, «è arrivato alla conclusione che per il Secret Service serve una nuova leadership».
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Il Messaggero