Claudio Pinti, l'untore anconetano che avrebbe trasmesso l'HIV a diverse partners, ha detto di essere stato convinto di non essere malato. Alla compagna, con cui aveva...
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La donna ha scoperto da un amico che Pinti era malato di HIV, così ha deciso di chiedere spiegazioni al suo fidanzato. L'uomo però ha negato l'esistenza del virus, dicendo che, in realtà, ad uccidere sarebbero i farmaci. La donna si è ovviamente sottoposta al test risultando positiva, così ha decido di denunciare l'untore dicendo di essersi sentita «defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute».
La fidanzata, ormai ex, lo scorso aprile ha contratto un virus influenzale che però non riusciva a passarle. Dopo qualche tempo un amico le ha confidato di essere venuto a sapere che il compagno aveva l'HIV e dopo dei controlli la donna ha avuto la terribile diagnosi. Prima di affrontarlo faccia a faccia gli ha chiesto spiegazioni su WhatsApp ottenendo come risposta delle mezze ammissioni, fino a quando Pinti non le ha inviato un videomessaggio in cui dimostra con un kit per il prelievo ematico di non essere malato.
Purtoppo la donna dovrà combattere contro la malattia, ma per Pinti è in atto un procedimento legale. Si crede che abbia contaggiato oltre 200 donne, per questo la polizia ha lanciato un appello per individuare le potenziali vittime. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero