Umberto Veronesi eletto 'Donna ad honorem'. «Il premio più bello»

Veronesi tra Lea Pericoli e Sandra Mondaini
Un titolo che difficilmente ha eguali. Fra i numerosi riconoscimenti accademici, didattici, onorifici, politici di Umberto Veronesi, spentosi oggi a Milano, ce n'è uno...

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Un titolo che difficilmente ha eguali. Fra i numerosi riconoscimenti accademici, didattici, onorifici, politici di Umberto Veronesi, spentosi oggi a Milano, ce n'è uno che sicuramente non ha altri detentori, forse al mondo: quello di 'Donna ad honorem'. È il titolo affettuoso che il 27 luglio del 2000 (all'epoca era ministro della Salute) gli fu attribuito in occasione della presentazione di Europa Donna Parlamento. Titolo di cui è andato sempre orgoglioso: «La presidente del gruppo - ha raccontato - ha proposto alle altre, per ringraziarmi dell'interesse nei loro confronti, di nominarmi Donna ad honorem, e hanno tutte acconsentito con un grande applauso. Io ho ricevuto premi, riconoscimenti e 14 lauree honoris causa in tutto il mondo. Ma quell'applauso vale di più di tutti gli applausi di tutti gli altri premi».


Un titolo che Umberto Veronesi si è meritato per la ricerca di una vita, spesa a combattere un grande nemico delle donne come il tumore della mammella, ma non solo:
«Ho trascorso la vita con le donne - ha detto in occasione della presentazione del suo libro intitolato 'Dell'amore e del dolore delle donne' -. Le ho conosciute nei momenti più difficili, quando il dolore ne apre gli animi. Quando il guscio delle loro sicurezze si rompe, il rapporto diventa diverso, intenso, vero. Mi affascinano le reazioni toccanti e le battaglie strazianti di donne innamorate della vita, ciascuna con il proprio modo di trovare conforto e ragione nel combattere la malattia. Quando un'associazione mi ha eletto Donna ad honorem, per me è stato il premio più bello». Ma Veronesi ha meritato quel titolo anche per la considerazione in cui ha sempre tenuto le donne. «Sono ancora fortemente discriminate - ha detto a Milano nel consegnare delle borse di studio a giovani ricercatrici - danno moltissimo alla scienza, ma ricevono meno di quanto meritano». E in un'altra occasione: «Le donne hanno il dovere di prendere in mano le redini dell'umanità, senza più parlare di quote rosa, ma di presenza forte della donna nella vita pubblica». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero