Turchia, blitz della polizia per chiudere le tv anti-Erdogan: scontri e fermi

Turchia, blitz della polizia per chiudere le tv anti-Erdogan: scontri e fermi
La polizia turca ha compiuto oggi un blitz nella sede del gruppo editoriale Ipek a Istanbul per evacuare i dipendenti e far entrare gli amministratori nominati dal tribunale per...

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La polizia turca ha compiuto oggi un blitz nella sede del gruppo editoriale Ipek a Istanbul per evacuare i dipendenti e far entrare gli amministratori nominati dal tribunale per sostituire la gestione attuale, accusata di legami con la rete «illegale» del magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato diventato nemico numero uno del presidente Recep Tayyip Erdogan.







Le immagini in diretta dalle tv turche hanno mostrato scontri tra forze dell'ordine e sostenitori del gruppo Ipek, che controlla i quotidiani Bugun e Millet e i canali Bugun Tv e Kanalturk, fortemente critici verso Erdogan. «Questa è una censura dei media per cercare di influenzare le elezioni» anticipate di domenica prossima, ha accusato in diretta il direttore di Bugun tv, Tarik Toros.



Durante il blitz, iniziato intorno alle 8 locali nel quartiere centrale di Sisli, la polizia ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla e fermato diverse persone, tra cui alcuni giornalisti. Alla protesta hanno partecipato anche diversi deputati di opposizione. Una volta dentro l'edificio, la polizia ha staccato i cavi per interrompere le trasmissioni tv.



E' l'ennesima prova di forza di Erdogan, sempre più allergico al dissenso. Due cugini turchi di 12 e 13 anni sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di offesa al presidente turco per aver strappato il primo maggio scorso alcuni poster che lo raffiguravano a Diyarbakir, principale città curda nel sud-est della Turchia. Lo riferisce il quotidiano Radikal, secondo cui l'inizio del processo, fissato per l'otto dicembre, è sottoposto ora al definitivo via libera del ministero della Giustizia.



I due cugini rischiano fino a 2 anni e 4 mesi da scontare in riformatorio. Secondo il loro legale, Ismail Korkmaz, i ragazzini avrebbero strappato il poster senza neanche sapere chi vi fosse raffigurato ma con l'intenzione di rivenderlo ai cenciaioli che recuperano materiali di scarto per strada.



Il blitz della polizia nella sede di Ipek è già un caso sui social. L'immagine di una tessera stampa insanguinata nelle mani del reporter sta diventando il simbolo dell'ultima stretta della Turchia di Recep Tayyip Erdogan contro i media critici alla vigilia del voto anticipato di domenica. La foto, condivisa sui social network e diffusa da diversi media locali, mostra la tessera da giornalista di Mustafa Kilic, reporter del quotidiano Millet, che si sarebbe sporcata di sangue durante gli scontri di stamani a Istanbul per cercare di impedire alla polizia l'ingresso nella sede del gruppo editoriale Ipek.
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Il Messaggero