«La mia circolare del 7 giugno ha unico obiettivo: mai i motivi di security possono in qualche modo non tenere nella dovuta considerazione le esigenze di safety». Lo...
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Gabrielli prosegue e fa riferimento alla giurisprudenza consolidata della quarta sezione della Cassazione, quella deputata ai reati colposi. «Per il semplice fatto che l'evento si è verificato era possibile - spiega - Per questo le scelte si fanno sulle cose probabili, non su quelle possibili, in modo da poter dimostrare che preventivamente si sono poste in essere una serie di provvedimenti. A quel punto l'imprevisto comunque ti scusa».
«L'hanno chiamata la "famigerata circolare Gabrielli". Io ho provato semplicemente per i poteri che mi sono stati conferiti, che sono quelli di dare indicazioni a questori e prefetti, a dire: attenzione, prima di autorizzare o di consentire che avvengano le cose, accertatevi che ci sia il rispetto delle norme. La sera preferisco avere ben chiaro quali siano le mie responsabilità, che svegliarmi al mattino e rendermi conto che c'era una responsabilità che non sapevo di avere».
Il capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli è convinto di aver fatto un buon lavoro. «Quando ho presentato in giro questa circolare non mi aspettavo grandi applausi, ma pensavo che i sindaci sarebbero stati i primi a dire "grazie", perché li metteva in una condizione di favore». Gabrielli replica alle accuse che gli sono state mosse, tra cui quella di aver fatto lievitare i costi delle manifestazioni. «Non mi sono preoccupato della socialità, ma dell'incolumità delle persone. Nel mio personale ranking viene prima la la salvaguardia della vita umana che non l'aspetto ludico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero