Strasburgo condanna l'Italia: «Viola i diritti dei creditori»

Strasburgo condanna l'Italia: «Viola i diritti dei creditori»
L'Italia deve introdurre misure che permettano ai creditori di società messe in liquidazione coatta amministrativa di far valere i loro diritti davanti a un tribunale...

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L'Italia deve introdurre misure che permettano ai creditori di società messe in liquidazione coatta amministrativa di far valere i loro diritti davanti a un tribunale nazionale. L'ha stabilito la Corte di Strasburgo che

ha condannato l'Italia per aver violato i diritti di Aldo Cipolletta che dopo oltre 25 anni non si è visto restituire
quanto gli era dovuto (più di 100mila euro) per la mancanza di strumenti giuridici attraverso cui far valere i propri interessi. La legge Pinto in questi casi non può essere applicata.

Comincia tutto nel 1985, quando il Tribunale di Macerata dichiara lo stato di insolvenza di una cooperativa di edilizia abitativa di cui Cipolletta sosteneva di essere creditore. Viene nominato un curatore e allora comincia la battaglia dell'uomo, oggi quasi novantenne, che ha visto riconosciuto dopo 25 anni dalla Corte di Strasburgo un diritto che gli era stato negato dal Tribunale.
Solo nel  '97 il Tribunale aveva stabilito che l'uomo aveva diritto alle somme pretese. Ma nel 201'0 la procedura di liquidazione è ancora in corso. A quel punto, basandosi sull'articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) e 14 (divieto di discriminazione), Cipolletta si rivolge a Strasburgo, sostiene che  la durata del procedimento di “liquidazione amministrativa” ha violato il principio del termine ragionevole e che la legge Pinto (che prevede un risarcimento per l'eccessiva durata dei processi) è inefficace, perché inapplicabile in un procedimento di liquidazione amministrativa. Così adesso Strasburgo gli dà ragione e condanna l'Italia.
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Il Messaggero