Scuola, chat di classe su WhatsApp tra genitori: i presidi le vietano. Ecco perché

Scuola, chat di classe su WhatsApp tra genitori: i presidi le vietano. Ecco perché
Quello che potrebbe essere un preziosissimo strumento per scambiarsi informazioni importanti rischia di diventare una polveriera: per questo motivo sempre più presidi delle...

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Quello che potrebbe essere un preziosissimo strumento per scambiarsi informazioni importanti rischia di diventare una polveriera: per questo motivo sempre più presidi delle varie scuole italiane - come scrive Repubblica - stanno richiamando insegnanti e genitori e potrebbero iniziare a vietare le chat di classe con i genitori.


Il meccanismo è semplice: mamme e papà si incontrano per la prima volta all'assemblea di classe, e il più propositivo di tutti, che quasi sempre finisce per fare il rappresentante dei genitori, raccoglie i numeri di cellulare prima di creare una chat di WhatsApp. In questo modo diventa più facile recuperare informazioni come i compiti assegnati nel caso in cui il figlio sia malato a casa, eventuali uscite anticipate o anche mandare inviti di compleanno.

Purtroppo la maleducazione dei genitori italiani rischia di creare mostruosità come quelle palesatesi in varie scuole, da Nord a Sud. È l'allarme lanciato dai presidi italiani: «Le chat di classe hanno una pericolosissima risonanza, questioni banali possono diventare problemi gravi perché sempre più genitori scrivono con leggerezza, senza pensare alle conseguenze. E non risparmiano insulti».

La faccenda sta diventando sempre più seria. A Milano, ad esempio, dopo un'epidemia di pidocchi, una mamma alla ricerca del 'baby untore' ha tuonato così in chat: «Ora basta, è la terza volta, qui qualcuno ha gravi problemi di igiene, voglio sapere chi è!». Non mancano poi insulti agli insegnanti e altre amene liti tra genitori su questioni di ogni genere. A Bologna e a Bari, invece, alcuni genitori si sono lamentati del presunto trattamento di favore riservato dagli insegnanti ad alcuni alunni disabili. Insomma, sono soprattutto i poveri docenti, che spesso da moderatori finiscono per essere vittime, a fare le spese di questo meccanismo dai risvolti diabolici.


Per questo motivo molti presidi hanno invitato i genitori a non usare chat di classe, anche se non sarà facile. Intanto, però, agli insegnanti di alcune scuole è stato vietato partecipare alle conversazioni di gruppo via smartphone. Le direttive sono chiare: l'unico canale consentito e obbligatorio per le comunicazioni tra insegnanti e genitori è il diario dell'alunno e lo scambio di telefono cellulare ed e-mail è consentito solo tra i docenti e i rappresentanti dei genitori, esclusivamente per le comunicazioni più urgenti. Forse Beatrice Lorenzin ha ragione nel sostenere che l'Italia abbia bisogno di più figli. Siamo sicuri, però, che servano anche certi genitori? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero