Matteo Salvini è vicino al punto di non ritorno. Cresce, nel capo leghista, la tentazione di far saltare tutto, di riabbracciare Silvio Berlusconi e il centrodestra e di...
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Il leader grillino un giorno sì e l’altro pure propone la sua candidatura a premier, dopo aver annunciato domenica della settimana scorsa di essere pronto a fare un passo indietro se il problema fosse stato lui. In più, mentre prosegue la trattativa sul contratto di programma, aumentano invece che diminuire le distanze con i 5Stelle. Sui migranti, sulla sicurezza, sulle grandi opere (Tav, gasdotto Tap), la giustizia e perfino sulla legittima difesa.
Ma ciò che più irrita Salvini è un senso di impotenza. Il rischio e il terrore di non poter realizzare le promesse elettorali. In primis: l’abolizione della legge Fornero sulle pensioni e la Flat Tax al 15% per tutti. E qui Di Maio e i grillini non c’entrano nulla. Nei vari colloqui al Quirinale e in un paio di discorsi pubblici, Sergio Mattarella ha spiegato a Salvini che ci sono vincoli di bilancio che non possono essere superati. Perché lo dice la Costituzione che impone coperture finanziarie per ogni legge. Perché lo stabiliscono i trattati europei, le regole che sono alla base della moneta unica.
Ecco, questo è il punto: Salvini sta acquisendo la consapevolezza che quelle regole, nonostante abbia detto e promesso il contrario ai propri elettori, non si possano superare o aggirare. L’Italia infatti non è la Grecia, non è ipotizzabile un’uscita dall’euro della terza economia continentale. Neppure cavalcando l’onda populista. Gli interessi in gioco sono troppo alti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero