Linea dura sui migranti, con all'orizzonte una vera e propria battaglia in Europa. Matteo Salvini, da ministro dell'Interno, non perde la sua verve elettorale e non cede...
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È proprio in chiave europea che la linea Salvini è destinata ad avere i primi effetti. «L'Italia dirà no alla riforma del regolamento di Dublino», annuncia il titolare del Viminale facendo riferimento al mantenimento della regola secondo cui è il primo paese d'approdo a ricevere le domande di asilo di chi sbarca. «Vogliono condannare i Paesi del Mediterraneo a tenersi migliaia di migranti per altri dieci anni», attacca il leader leghista mettendo sul piatto del negoziato i «6 miliardi che diamo all'Ue ogni anno». Il ministro appare freddo anche sulle parole della cancelliera Angela Merkel, oggi al quotidiano Fas.
«Sicurezza delle frontiere e asilo sono temi esistenziali dell'Ue, l'Italia si è sentita lasciata sola», è la mano tesa di Merkel. «Aspettiamo che lei e Macron passino ai fatti», si limita a rispondere Salvini nel corso di una sorta di conferenza stampa improvvisata organizzata nel cortile dell'hotspot di Pozzallo. E da lì, con alle spalle la scritta «Benvenuti» in cinque lingue diverse, Salvini sembra sposare la tesi del pm Carmelo Zuccaro sulle Ong («l'immigrazione è un business per molti) a abbozza il suo programma sul tema flussi: »più centri di espulsione, centri di trattenimento e investire parte dei soldi che risparmieremo nel mantenere i migranti negli alberghi per fare accordi nei Paesi di origine».
Non sarà facile, anche perché i toni di Salvini sono ugualmente duri con l'Africa anche se il leader della Lega rivendica come »buonsenso« e non linea dura la posizione del neonato governo. »La Tunisia è democratica, non mi risulta che ci siano guerre o carestie, ma esporta spesso e volentieri galeotti«, è l'affondo del ministro, intenzionato a non dare chance a chi arriva in Italia da situazioni non ritenute minacciose per la libertà o la sopravvivenza. Un affondo, quello di Salvini, che giunge nel giorno di un tragico naufragio proprio al largo della Tunisia e che viene visto »con apprensione« dal governo maghrebino. »In Italia ci sono 40mila irregolari tunisini, non abbiamo un piano preciso per far fronte a un rimpatrio di massa«, spiegano fonti di Tunisi.
Nell'hotspot di Pozzallo Salvini resta poco meno di un'ora, saluta (senza strette di mano) i migranti impegnati proprio in quel momento in una lezione di italiano e parla di «centro d'eccellenza», assicurando che strutture come quella del ragusano non saranno chiusi. Altro discorso invece per il Cara di Mineo che Salvini punta a chiudere.
Fuori, è scontro (verbale), invece, tra un gruppo di contestatori arrivati all'hotspot con tanto di bandiera della pace e alcuni militanti, giunti al porto, per incitare il leader leghista e vedersi premiati, alla fine, con un selfie di ordinanza.
Il Messaggero