Direttrice filiale poste ricattata dall'amante svuota conti dei correntisti

Direttrice filiale poste ricattata dall'amante svuota conti dei correntisti
Buoni fruttiferi, finti bonifici, prelievi fantasma nei libretti postali dei pensionati. 200 mila euro di salassi a random pur di far tacere l’ex amante che la teneva in scacco:...

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Buoni fruttiferi, finti bonifici, prelievi fantasma nei libretti postali dei pensionati. 200 mila euro di salassi a random pur di far tacere l’ex amante che la teneva in scacco: «O mi dai i soldi o faccio vedere quelle foto sensuali a tuo marito». L’amante braccata, vittima del ricatto a luci rosse è una quarantaduenne, direttrice di un ufficio postale di un paese della provincia di Massa Carrara.




L’amante, un artigiano carrarese di 49 anni assetato di soldi, la minacciava sventolando le foto hard che si erano scattati quando stavano insieme e lei ha pagato aprendo le casse delle poste. Una storia d’amore finita molto male, quella raccontata sulle pagine de La Nazione di Carrara. Estorsione, invece, per i carabinieri.



Le foto incriminate sono quelle che provano la relazione che c’era tra i due: in alcune immagini lei era nuda e si faceva ritrarre in pose sensuali e ammiccanti. Così, dopo aver intascato 200 mila euro, l’amante, è finito a processo per estorsione. Porn revenge, la divulgazione di scatti intimi, lo chiamerebbero gli inglesi che vogliono farlo diventare un reato specifico. Ma come sono stati racimolati i 200 mila euro? La direttrice prima ha svuotato il salvadanaio dei suoi risparmi ma quando ha visto che non bastavano ha simulato prelievi nei libretti postali e versamenti a favore di clienti in realtà inesistenti. Incassava tutto lei per poter pagare il suo ex amante e scongiurare la fine del matrimonio. Quando negli uffici della direzione provinciale delle Poste si sono resi conto di questi movimenti sospetti hanno subito aperto un’indagine interna e, una volta identificata l’autrice di quegli strani prelievi, hanno fatto partire la lettera di licenziamento e la denuncia per appropriazione indebita.



Nel processo per estorsione, invece, la donna è parte lesa e si è costituita parte civile sperando di poter avere indietro i soldi pagati per paura. Ha infatti chiesto la restituzione dei 200 mila euro ma anche altri 50 mila come risarcimento per danni morali. Peccato che l'imputato non si trovi e abbia disertato l’udienza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero