ROMA - «Ci vorrebbe un Saviano per il Sud». Il suggerimento, meglio la suggestione, circola ai piani alti del Nazareno, e in chi l'ha ascoltata ha suscitato...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA RIVOLUZIONE
La rivoluzione organizzativa renziana passa anche per lo scioglimento dell'annosa questione del doppio incarico tra leader di partito e premier. Come? Gira l'ipotesi che va sotto il nome di schema Craxi-Martelli: quando il primo approdò a palazzo Chigi, il secondo divenne vice segretario unico con delega totale al partito. Renzi rimarrebbe dunque il leader, ma per la gestione del Pd 24 ore su 24 verrebbe designato un altro. L'ipotesi più gettonata è quella di Lorenzo Guerini, attuale vice segretario, presente agli incontri con Berlusconi al Nazareno, gradito a tutte le componenti, uomo di mediazione ma anche di decisioni quando occorre, renziano della prima ora.
Guerini fra l'altro ha appena concluso con buon successo l'operazione tesseramento al Pd: gli iscritti per il 2015 ammontano a 395 mila 320, ai quali vanno aggiunti i 29 mila dei Giovani democratici e ai quali andranno aggiunti i 4-5 mila iscritti di Caserta in attesa di vidimazione. Il Pd si attesta dunque su oltre 400 mila iscritti. Il vice unico con delega al partito dovrebbe anche piacere alla minoranza interna, che un giorno sì e l'altro pure chiede di sdoppiare gli incarichi «perché altrimenti il partito non viene seguito, non funziona e deperisce».Il doppio incarico è nello statuto del Pd non per un capriccio o per bramosia di potere, ma come parte fondante del partito, per evitare le guerre tra segretario che scalpita per sostituire l'eventuale premier di turno, e per rimarcare che il partito manda a palazzo Chigi la sua massima figura, non uno scelto col bilancino interno, frutto di mediazioni tra correnti e capicorrente e quindi loro ostaggio. La rivoluzione renziana si completerà con il varo di una nuova segreteria tutta politica: non più responsabili di settore (giustizia, welfare, scuola) ultronei rispetto ai ministri del ramo, ma dirigenti politici a tutto tondo, che si riuniscono per fare il punto, discutere le strategie, impostare campagne. Uno schema alla D'Alema, che ai suoi tempi fece una segreteria di questo tipo, con dentro gli ex Fgci che erano stati con lui nel settore giovanile, tipo Folena e Dominici, predecessore di Renzi come sindaco di Firenze. Veltroni ai Ds optò per la segreteria di settore, scegliendo all'organizzazione un esterno come Franco Passuello, che proveniva dalle Acli. Nella nuova segreteria politica renziana, i due capigruppo Zanda e Rosato entreranno di diritto, e si fanno anche i nomi di Lotti, Serracchiani, Boschi, Gentiloni, Orlando, e ovviamente Guerini. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero