Botta e risposta sulla legge elettorale tra Matteo Renzi, candidato alla segreteria del Pd, e Guglielmo Epifani, attuale segretario del partito. Ad aprire le "danze", è stato il...
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A stretto giro la replica di Epifani: «Il sistema maggioritario a doppio turno è storicamente la posizione del Pd. Poi la questione è come realizzarlo», dice il segretario rispondendo a Renzi che denuncia «giochini» nel Pd per un modello proporzionale.
«Basta Pd con la puzza sotto il naso». Vanno presi i voti anche di Grillo e del centrodestra, ha sottolineato «Io - ha aggiunto - della sinistra con la puzza sotto il naso non ne posso più, la sinistra che si crogiola nel com'è bello partecipare mi manda fuori di testa». Quella sul fatto di guardare solo ai voti fuori dal campo storico del Pd, ha evidenziato il sindaco, «è una polemica poco comprensibile: uno che si candida a fare il segretario del Pd è evidente che vuole i voti» e questo è dimostrato anche da passaggi specifici del documento programmatico a sostegno della sua candidatura, in particolare sul fronte del pubblico impiego. Dopo di che «se vogliamo vincere le prossime elezioni qualcosa a Grillo e qualcosa al centrodestra oltre all'astensione va presa perchè se non la prendi devi prendere il voto di Brunetta in Parlamento». «Io - ha concluso - della sinistra con la puzza sotto il naso non ne posso più, non mi piace la sinistra che si crogiola nel com'è bello partecipare, mi manda fuori di testa. Dobbiamo avere fame di vincere». E questo non può essere un atteggiamento che viene tacciato di essere «rozzo o volgare», invece «proviamoci: io non voglio vincere perchè mi piace arrivare per primo ma perchè penso che per ricercatore che è costretto ad andare all'estero a lavorare, per un artigiano per un giovane disoccupato, noi abbiamo più risposte degli altri».
Anche in questo caso Renzi ha sollevato la reazione di esponenti del partito. Su tutti Massimo D'Alema: «Prendiamo i voti di quei cittadini che hanno cambiato opinione e hanno deciso di votare per noi: spero Renzi voglia dire questo.
Il Messaggero