Presidenza Rai, gelo del Colle: Salini ad, Marcello Foa presidente

Se a livello istituzionale è stato chiamato «governo del cambiamento», per la tv pubblica la formula è trionfale e diventa una fiera «rivoluzione...

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Se a livello istituzionale è stato chiamato «governo del cambiamento», per la tv pubblica la formula è trionfale e diventa una fiera «rivoluzione culturale». Con questa espressione ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato via Twitter alle 15,40 il nuovo direttore generale della Rai. Sarà Fabrizio Salini, romano, 51 anni, ex Fox e Sky. Salini è diventato direttore generale di Stand By Me, la società di produzione televisiva che curò le campagne dell' ex segretario Pd Renzi. «La Rai - è il primo commento dell'Ad in pectore - è una grande azienda che appartiene ai cittadini, colma di personalità, di creatività e di risorse. Il mio compito sarà quello di valorizzarle tutte per poter offrire un prodotto che rispecchi l'eccellenza italiana con contenuti diversificati, ampi e ricchi di stimoli». Come presidente invece si è deciso di puntare sul giornalista Marcello Foa che su Facebook ha raccontato di essere stato contattato la sera prima con una telefonata. «Sono orgoglioso ed emozionato per la nomina a presidente Rai, che - scrive su Facebook dalle vacanze in Grecia - è giunta inaspettata nell'arco di pochissime ore. Ringrazio di cuore per la fiducia accordatami. Mi impegno sin d'ora per riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini».


VIGILANZA
Il governo considera le due nomine, indicate dal Tesoro in Consiglio dei ministri, blindate. «Ora ci liberiamo dei raccomandati e dei parassiti», annuncia Di Maio. Il premier Giuseppe Conte mezz'ora più tardi conferma il ticket con un tweet, anche se in realtà la legge prescrive che sia la Vigilanza parlamentare ad esprimere il presidente, votandolo con la maggioranza dei due terzi tra i consiglieri. A Foa servono dunque 27 voti su 40, la maggioranza ha 21 voti mentre le opposizioni 18. E di Foa il Pd ricorda ora esternazioni anche recenti destinate a complicare non poco la ricerca di una maggioranza larga.

Come il tweet del 27 maggio in cui, riferendosi allo stop del Colle alla nomina di Savona ministro, esprimeva «disgusto» verso Mattarella. Di qui il silenzio gelido che ieri è trapelato dal Quirinale, mentre il Pd accusa esplicitamente il giornalista di vilipendio: «Sulla sua nomina intervengano Fico e Casellati». Sovraniste e fieramente anti euro, le bacheche social di Foa sono dense di giudizi taglienti. Inoltre il giornalista milanese dal 2014 è vicepresidente di Asimmetrie, l'associazione italiana per lo studio delle asimmetrie economiche fondata e presieduta dal leghista Alberto Bagnai. Il leghista no euro Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio, esulta per la nomina: «Finalmente si sostituisce Monica bilderberg & trilateral Maggioni», che era l'etichetta affibiata alla presidente Rai uscente dal senatore M5S Alberto Airola. «Valuteremo nei prossimi giorni: la Commissione di Vigilanza si deve ancora riunire. Quando si riunirà, valuteremo quali debbano essere le scelte, fino ad ora non siamo stati coinvolti», osserva cauta anche Giorgia Meloni.


Il dem Michele Anzaldi intanto accende le micce: «L'indicazione di Marcello Foa nel Cda Rai è vietata dalla legge per incompatibilità: è amministratore di un gruppo concorrente, violato l'art.2 c.4 bis della riforma». E infatti Fabio Soldati, presidente del consiglio di Fondazione del Corriere del Ticino, dove è ancora ad Foa, ieri si affrettava ad annunciarne le dimissioni. «Finalmente ci saranno tante voci diverse alla Rai», taglia corto a sera Matteo Salvini, «non ci sarà solo la voce della sinistra renziana, ma tante voci diverse».
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Il Messaggero