Raggi a Rimini, spot per la base: «Beppe, mi serve tempo»

Raggi a Rimini, spot per la base: «Beppe, mi serve tempo»
dal nostro inviato RIMINI - È il desiderio di essere come tutti. Di sentirsi finalmente grillina tra i grillini...

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RIMINI - È il desiderio di essere come tutti. Di sentirsi finalmente grillina tra i grillini scrollandosi di dosso il fardello di Roma, che spinge Virginia Raggi ad andare all'attacco. A indossare la toga della cittadina-portavoce: «Abbiamo raggiunto 254 successi, 254 piccoli passi lontani da Mafia Capitale. Voi li avete letti o sentiti? Andate al nostro gazebo a prendere il materiale informativo». Il pubblico in corso, tra cori e urla, scandisce: no! Sottinteso: colpa della stampa e delle tv, ovvio. E lo schema retorico del discorso della sindaca, osannata dai militanti e trattata con cortesia da Beppe Grillo, Davide Casaleggio e Luigi Di Maio: «Ce la sto mettendo tutta». Oggi, d'altronde, ci sono cose più importanti di cui parlare. Poiché a Rimini «si fa la storia, è chiaro?».

Raggi parla 14 minuti, nella finestra dedicata ai primi cittadini. Parla per prima. Sarà seguita da Chiara Appendino («Io non voglio fare l'elenco delle cose come Virginia, ma voglio parlare di comunità», dirà la sindaca di Torino alzando il livello politico dell'intervento) e Fabio Fucci da Pomezia.

A USO E CONSUMO
L'inquilina del Campidoglio, accompagnata dal vice Luca Bergamo (che però non entra nel retropalco con i big al contrario dei consiglieri comunali) è qui per proporre una contro-narrazione a uso e consumo della base nazionale con la quale i rapporti sono ottimi. «L'incremento del turismo a Roma, l'Atac che abbiamo trovato con 1,3 miliardi di debito, i nuovi filobus, il nuovo piano della mobilità: loro non lo raccontano, queste notizie non passano».
Più tardi si cercheranno nel gazebo Roma i 254 successi o passi in avanti annunciati poco prima dal palco dalla sindaca, ma i militanti candidi spiegheranno: «Boh, a noi non risultano tutti questi numeri: non erano una quarantina?».

Poco importa, Raggi, che si fermerà a Rimini fino a questa sera, sa di essere laterale rispetto all'Evento ecco perché le hanno imposto l'embargo: nessuna intervista. E quindi, eccola in giacca e scarpe da ginnastica: «Avete mai sentito parlare del nostro successo della maratona della pace?».

Virginia cerca la connessione sentimentale con il popolo che si accalca sotto il palco e ci riesce. E non c'è motivo per non crederle quando dice che lei «ama Roma» e «ho rinunciato alla mia vita privata».

E sembra godere e bearsi degli applausi, appena cita lo storico no alle olimpiadi. Nel dietro le quinte, nel fervorio di preparativi per l'incoronazione di Di Maio, Raggi incrocia Grillo.


Lei è con Appendino. «Ecco le nostre sindache», dice Beppe con fare bonario e forse un po' sbrigativo. E a questo punto la pentastellata romana, quasi come se fosse un tic autoassolutorio, fa un passo in avanti verso il vecchio Capo e va dritta al nocciolo del discorso: «Ce la stiamo mettendo tutta, stiamo cambiando Roma». Il papà del M5S annuisce. Le sorride. E così farà anche Casaleggio. Ecco Di Maio, teso e concentrato, scattano l'abbraccio e gli auguri, distratti e di corsa. Va bene così. C'è la consapevolezza di non dover essere la protagonista della serata. Appunto: il desiderio di essere come tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero