Suora americana addestra i cani per ciechi nelle carceri: la storia commuove Papa Francesco

Suora americana addestra i cani per ciechi nelle carceri: la storia commuove Papa Francesco
Città del Vaticano La storia di suor Pauline Quinn ha dell’incredibile e stamattina, durante l’udienza in piazza San Pietro, ha commosso Papa Francesco mentre...

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Città del Vaticano La storia di suor Pauline Quinn ha dell’incredibile e stamattina, durante l’udienza in piazza San Pietro, ha commosso Papa Francesco mentre dava il benvenuto a questa arzilla suora americana arrivata sul sagrato della basilica con uno dei cani per ciechi che da anni addestra nelle prigioni femminili americane. Un programma di recupero umano fatto attraverso gli animali che ha dimostrato di dare risultati positivi, persino sulla recidiva carceraria. La vocazione di suor Pauline è nata per una scommessa che da ragazzina ha fatto con Dio: «A 13 anni ero così provata che pensavo di dovere morire. Sono stata persino  abusata e ho avuto una vita difficilissima, trascorsa lontana dalla mia casa in California. Una esistenza randagia e terribile e così pregai Dio e gli chiesi di porre fine alla mia sofferenza: se lui lo avesse fatto io lo avrei ripagato aiutando gli altri».




Le cose piano piano si rimisero a posto, Pauline incontrò un prete che la aiutò a rimettersi in carreggiata, facendola studiare, fino a che Pauline non decise di farsi suora domenicana. I successivi decenni li ha impegnati a realizzare un programma straordinario che ha chiamato: «Pavimentare la speranza» e si basa sull’addestramento di cani da destinare a persone non vedenti, un addestramento che viene fatto in carcere. Un programma attualmente coinvolge le detenute di 40 istituti di pena in 24 Stati. La vita di Puline è diventata anche un film, nel 2001, intitolato «Dentro queste mura». 



«Il programma di addestramento dei cani si basa su un obiettivo centrale, cercare di fare imparare ai detenuti i bisogni degli altri, di farli entrare nei panni di chi non può vedere. In questo modo i detenuti si trovano di nuovo in contatto con degli animali, i cani, e questo offre loro un impatto emotivo molto importante per il recupero». La prima prigione nella quale la religiosa ha introdotto questo programma nel 1981 era a Washington. Oggi sono quasi cento le carceri che applicano questo metodo, anche in Argentina, Australia, Polonia e Italia.
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Il Messaggero