Botta e risposta rovente oggi alla Camera dei Comuni britannica dove David Cameron si è difeso dal fuoco incrociato delle opposizioni che volevano risposte alle tante...
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Dopo essersi assunto nuovamente la responsabilità per aver evitato inizialmente di rispondere ai sospetti, il premier ha quindi affermato che la società offshore paterna Blairmore era «sottoposta a tassazione annuale» e regolarmente registrata come fondo d'investimento commerciale, non familiare. In ogni caso, la sua promessa ora è di rigore e trasparenza, a partire dall'annuncio di una stretta contro l'evasione fiscale - per ora sulla carta - che comprenderà una legge per punire penalmente le società che aiutano i loro clienti a non pagare le tasse, oltre ad accordi su nuove regole coi territori d'oltremare britannici che operano come paradisi fiscali. Non solo azioni 'punitivè però, nella visione del premier Tory: che rivendica nonostante tutto una differenza sostanziale tra lotta all'evasione e il diritto ad aspirare alla ricchezza. Parole contro cui si è scatenato il vecchio socialista Corbyn, secondo il quale i Panama Papers dimostrano una volta di più che le regole valide per i privilegiati non sono le stesse imposte «ai poveri» e ai comuni mortali. Cameron «non capisce quanto la gente sia arrabbiata» per le rivelazioni sul fondo offshore della sua famiglia a Panama, ha insistito nella sua requisitoria il numero uno del Labour. Sotto il suo governo, ha incalzato, «siamo passati attraverso sei anni di schiacciante austerity» e, forse, sarebbe stato possibile evitare di «spennare il Paese se i super ricchi non avessero rifiutato di pagare le loro tasse». Nell'acceso scontro in aula non è mancato un siparietto animato dal veterano laburista Dennis Skinner, indomabile 'deputato degli operaì, espulso per aver sbeffeggiato il primo ministro.
«Quest'uomo ha fatto più di ogni altro per dividere il Paese - ha polemizzato - continuerò a rivolgermi a lui come a Dave l'imbroglione».
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Il Messaggero