Pd, Orlando ha deciso: sfido Matteo. Bersaniani, l'ora delle defezioni

Pd, Orlando ha deciso: sfido Matteo. Bersaniani, l'ora delle defezioni
La decisione l'ha presa, e oggi la rende pubblica. Andrea Orlando si candida alle primarie del Pd, e non certo per fare da terzo incomodo tra Renzi e Emiliano. «Punto a...

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La decisione l'ha presa, e oggi la rende pubblica. Andrea Orlando si candida alle primarie del Pd, e non certo per fare da terzo incomodo tra Renzi e Emiliano. «Punto a riassorbire la scissione», il suo obiettivo che è quasi un programma. «Si annunciano primarie tra due grillismi, quello di Matteo e quello di Michele, e Orlando tenterà di giocare la carta della razionalità e della politica», spiegano i suoi. E' tutto il vecchio mondo ex diessino, quello che interessa al Guardasigilli, il quale tra le sue riflessioni della vigilia ha fatto anche quella che «la scissione ha riguardato soltanto l'apparato e il ceto politico, ma quando ai gazebo andranno milioni di persone, gli stessi che l'altra volta avevano votato a sinistra continueranno a farlo e troveranno solo Orlando a dare rappresentanza».


I DUBBI DI ZINGARETTI
Per l'annuncio pubblico, Orlando ha scelto il classico: lo farà nella sezione storica romana del Porto fluviale, nel tardo pomeriggio, niente teatri, niente sale stampa o palcoscenici rutilanti, la scena avverrà in quella che una volta si chiamava sezione. Dovrebbero seguirlo, nell'avventura, personaggi del calibro di Nicola Zingaretti, stando alle voci che circolano. Ma non lo seguirà Matteo Orfini, fino a ieri coordinatore ombra dei giovani turchi, che invece non condivide «l'anti renzismo» del Guardasigilli e sta piuttosto convergendo con Piero Fassino e Maurizio Martina per fondare una nuova corrente, sempre di sinistra ex ds, ma più filo renziana.

E la scissione? Si è consumata in maniera strana, senza drammi né code polemiche, ma risulta ancora in fieri, nel senso che l'epicentro della separazione, i gruppi parlamentari, ancora non hanno fornito numeri né nomi. La mossa di Emiliano di abbandonare il trio del Vittoria (con Rossi e Speranza) e correre alle primarie, ha ulteriormente spiazzato quelli che dovevano e volevano seguire Bersani, al punto che ci sarebbero non pochi parlamentari in bilico o in fase di ripensamento, poco disposti, per non dire restii, a fare poi subito gruppo con la quindicina di deputati di Arturo Scotto, fresco fresco di separazione a sua volta da Sel. «E sia chiaro, restiamo nei banchi a sinistra, non ci spostiamo, voi dove vi mettete?», diceva in serata Lorenza Bonaccorsi scherzando ma fino a un certo punto rivolta a Nico Stumpo, uomo di mischia bersaniano. Al Senato non uscirebbe Walter Tocci, Luigi Manconi né Mucchetti. Alla Camera sono dati in bilico, se non convinti a rimanere, sia Giorgis che Lattuca, sicché i numeri oscillano.

IL CASO ERRANI

Un vertice serale tra Lotti e Giacomelli alla Camera, con scambio di fogli con nomi e numeri, e dopo aver sentito il capogruppo Rosato, fissava a fine giornata tra i 18 e i 20 i possibili separatisti, e in una decina a palazzo Madama. L'annuncio dovrebbe essere dato verso venerdì, a fiducia sul Milleproroghe votata, prima no, altrimenti il nuovo gruppo con Scotto esordirebbe già con spaccatura, visto che gli ex Sel la fiducia al governo non intendono votarla. Non è in bilico, anzi ha annunciato che seguirà Bersani, Vasco Errani: «Lascio il Pd». Errani rimane comunque commissario straordinario al terremoto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero