La Cassazione mette una pietra sull'inchiesta per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne residente nella città del Vaticano, di cui si sono perse le tracce...
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L'inchiesta vedeva sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona: monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, Sergio Virtù, autista di Enrico De Pedis, Angelo Cassani, detto «Ciletto», Gianfranco Cerboni, («Giggetto»), Sabrina Minardi, già supertestimone dell'inchiesta, e il fotografo Marco Accetti. Contro di loro sia la procura sia il gip hanno ritenuto che non fossero stati raccolti sufficienti elementi probatori. E ora è arrivato il visto della Cassazione. Rimangono pendenti per Accetti, che nelle scorse settimane è stato sottoposto a perizia psichiatrica che l'ha giudicato capace di intendere e volere ed anche di stare in giudizio benchè affetto da disturbi della personalità di tipo narcisistico ed istrionico, le accuse di calunnia e autocalunnia.
Il fratello Pietro: «Ce lo aspettavamo». «Purtroppo non mi aspettavo qualcosa di diverso: con questa archiviazione si è voluto evitare definitivamente che si potesse aprire una falla». È il commento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, dopo la decisione della Cassazione. «Credo che a questo punto - aggiunge - a meno di poter avere a disposizione nuovi elementi che consentano di riaprire il caso, sarà impossibile qualsiasi altra azione. I legali stanno valutando l'ipotesi di andare alla Corte di Strasburgo, ma bisogna vedere se ricorrono tutti gli estremi dal punto di vista tecnico. Io - aggiunge Pietro - resto convinto che l'unico modo per sapere la verità, è che qualcuno parli, perchè sia dentro sia fuori del Vaticano ci sono ancora persone che sanno, ma non hanno detto quello che sanno».
Il legale della famiglia: «Pronti a rivolgerci a Strasburgo». «La decisione della Cassazione pone la parola fine alla ricerca della verità processuale.
Il Messaggero