Caso Orlandi, la Cassazione archivia l'inchiesta. La famiglia: «Ci rivolgeremo a Strasburgo»

Caso Orlandi, la Cassazione archivia l'inchiesta. La famiglia: «Ci rivolgeremo a Strasburgo»
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Venerdì 6 Maggio 2016, 17:29 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 18:51
La Cassazione mette una pietra sull'inchiesta per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne residente nella città del Vaticano, di cui si sono perse le tracce dal 22 giugno 1983. La sesta sezione penale della Cassazione è giudicato inammissibile il ricorso della famiglia contro l'archiviazione dell'indagine della procura di Roma. Nell'ottobre scorso il gip aveva respinto l'opposizione, avanzata dai familiari di Emanuela e da quelli Mirella Gregori (scomparsa poche settimane prima), alla richiesta di archiviazione da parte del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e dei pm Simona Maisto ed Ilaria Calò.

L'inchiesta vedeva sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona: monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, Sergio Virtù, autista di Enrico De Pedis, Angelo Cassani, detto «Ciletto», Gianfranco Cerboni, («Giggetto»), Sabrina Minardi, già supertestimone dell'inchiesta, e il fotografo Marco Accetti. Contro di loro sia la procura sia il gip hanno ritenuto che non fossero stati raccolti sufficienti elementi probatori. E ora è arrivato il visto della Cassazione. Rimangono pendenti per Accetti, che nelle scorse settimane è stato sottoposto a perizia psichiatrica che l'ha giudicato capace di intendere e volere ed anche di stare in giudizio benchè affetto da disturbi della personalità di tipo narcisistico ed istrionico, le accuse di calunnia e autocalunnia.

Il fratello Pietro:
«Ce lo aspettavamo». «Purtroppo non mi aspettavo qualcosa di diverso: con questa archiviazione si è voluto evitare definitivamente che si potesse aprire una falla». È il commento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, dopo la decisione della Cassazione. «Credo che a questo punto - aggiunge - a meno di poter avere a disposizione nuovi elementi che consentano di riaprire il caso, sarà impossibile qualsiasi altra azione. I legali stanno valutando l'ipotesi di andare alla Corte di Strasburgo, ma bisogna vedere se ricorrono tutti gli estremi dal punto di vista tecnico. Io - aggiunge Pietro - resto convinto che l'unico modo per sapere la verità, è che qualcuno parli, perchè sia dentro sia fuori del Vaticano ci sono ancora persone che sanno, ma non hanno detto quello che sanno».

Il legale della famiglia:
«Pronti a rivolgerci a Strasburgo». «La decisione della Cassazione pone la parola fine alla ricerca della verità processuale.
Restano, però, degli scenari che non stati approfonditi ma a nostro avviso validi come la matrice del terrorismo internazionale, così come affermato più volte dall'ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato. Siamo comunque pronti a rivolgerci alla Corte di Strasburgo». È quanto afferma l'avvocato Pietro Sarrocco, difensore della madre di Manuela Orlandi, commentando la decisione della Cassazione. «La decisione era attesa e prevedibile- prosegue il penalista - ma non ci arrendiamo e dopo il deposito delle motivazioni valuteremo un ricorso alla Corte di Strasburgo per verificare se ci sono state lesioni dei diritti della parte lesa». Per il penalista, infatti, «la Procura di Roma ha disatteso gli spunti investigativi che tra il 2004 e il 2006 Imposimato ha messo in luce in due memorie depositate a piazzale Clodio. Siamo dell'idea che la matrice di questa storia sia legata al terrorismo internazionale e comunque legata all'attentato del Papa. La Procura non ha svolto approfondimenti su questo filone ignorando gli spunti offerti alle indagini».
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