Che quello di Patrizio Piatti, l'orafo di 65 anni freddato l'estate dell'anno scorso con un colpo di pistola nel garage di casa, fosse un delitto maturato...
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Indagata anche la moglie di Giancarlo Erbino. Gli esecutori materiali sarebbero Messina e Desi. Lunghe e strutturate le indagini dei carabinieri partite subito dopo l'omicidio. «Si è trattato - ha affermato il colonnello Rocco Italiano, comandante provinciale dei carabinieri di Cuneo - di un lavoro di squadra», per una rapina che, «se non fosse sfociata in omicidio - ha detto Michele Lorusso comandante Ros Torino - avrebbe avuto buone chance di non essere nemmeno denunciata».
Le perquisizioni effettuate nella sua villetta di Monteu Roero, sulle colline cuneesi, e nel suo laboratorio, portarono alla luce un vero e proprio tesoro: sacchi pieni d'argento, decine di rolex, gioielli. E quasi 300 mila euro in contanti. Troppa roba per i suoi introiti.
«Beni di valore sproporzionato rispetto alla capacità reddituale del nucleo familiare», secondo i magistrati, che posero tutto sotto sequestro. Piatti stava salendo sulla sua 500 per andare al lavoro, a Torino, e all'improvviso si trovò di fronte due malviventi: dopo una colluttazione, un colpo di pistola alla tempia lo fulminò. Sulle prime si pensò a un tentativo di rapina finito nel sangue.
I carabinieri del Ros e quelli del comando provinciale di Cuneo, però, si misero subito a setacciare altre possibilità. Scoprendo, per esempio, che Piatti aveva intrecciato stretti rapporti con un ricettatore torinese molto conosciuto dalle forze dell'ordine e già arrestato nel 2013 nel quadro di un'operazione chiamata «Oro fuso». Quanto bastava per far pensare che l'artigiano fosse bene inserito nei meccanismi del riciclaggio di oggetti rubati e che l'omicidio non fosse la semplice e sfortunata conseguenza di una tentata rapina. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero