Dopo oltre sei mesi di roventi polemiche innescate dallo scandalo Datagate, arriva il giro di vite di Obama sulla sorveglianza elettronica da parte degli 007 americani: più...
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Obama ha però anche assicurato di aver «messo in chiaro con la comunità di intelligence che, in mancanza di motivi di sicurezza nazionale convincenti, non controlleremo le comunicazioni di capi di Stato e governo di nostri stretti amici o alleati». I leader amici devono sapere che «se voglio sapere cosa ne pensano di una certa questione, li chiamo al telefono» piuttosto che far riferimento alle intercettazioni. Cercando di destreggiarsi tra le diverse e complesse necessità della sicurezza nazionale, dei giganti di Silicon Valley o della diplomazia, Obama ha in particolare annunciato che le agenzie di intelligence dovranno ora ottenere una autorizzazione da un tribunale segreto prima di poter 'pescare' e utilizzare le informazioni contenute nei megacomputer che conservano l'enorme massa di 'metadati'.
Ovvero tabulati telefonici, e-mail e sms, di cui, ha comunque ribadito, non viene spiato il contenuto, ma solo la rete di contatti. Si tratta di informazioni che al termine di una «transizione» che inizia oggi, non verranno più conservate dal governo, bensì da una terza parte, che deve ancora essere identificata, e per questo intende lavorare con il Congresso. Una transizione in cui il ministro della Giustizia Eric Holder e alti funzionari dell'intelligence dovranno mettere inoltre a punto un piano dettagliato prima che il 28 marzo l'attuale programma di intercettazioni venga autorizzato di nuovo da una Corte segreta. E Obama ha anche annunciato che intende creare una nuova commissione che faccia da garante del pubblico nei casi affidati alla speciale Corte segreta che regola la raccolta dell'intelligence.
Si tratta di elementi peraltro in gran parte contenuti nel rapporto di una commissione di esperti indipendenti nominata da Obama la scorsa estate, che ha formulato ben 48 raccomandazioni. «Lo spionaggio elettronico ha impedito svariati attacchi e salvato vite innocenti, non solo negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo», ha voluto sottolineare Obama, che ha anche riservato una stoccata al «signor Snowden», la cosiddetta talpa che ha innescato lo scandalo. «Considerato che c'è in corso una inchiesta, non mi dilungherò sulle sue azioni o motivi», ha detto, ma per come ha diffuso le informazioni in suo possesso, ha aggiunto, spesso è riuscito «più a creare polemiche che far luce». Oltre che a danneggiare le operazioni di intelligence.
Snowden, tuttavia, è probabilmente «abbastanza felice del fatto che Barack Obama ha parlato praticamente di lui per 45 minuti», almeno a detta del padre di Wikileaks, Julian Assange, intervistato dalla Cnn subito dopo il discorso di Obama. In collegamento da Londra, Assange ha sostenuto che presidente americano non ha praticamente detto nulla nel suo discorso, e questo «è veramente imbarazzante».
Diverso il parere di Alan Rusbridger, il direttore del Guardian, che assieme al Washington Post ha pubblicato gran perte degli scoop di Snowden.
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Il Messaggero