Norman Atlantic, dai profughi afghani agli imbucati: ecco perché i conti non tornano

Norman Atlantic, dai profughi afghani agli imbucati: ecco perché i conti non tornano
Perché i numeri ieri sera non tornavano? Come è possibile che non sia sovrapponibile la lista dei passeggeri a bordo del Norman Atlantic con quella delle persone salvate e dei...

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Perché i numeri ieri sera non tornavano? Come è possibile che non sia sovrapponibile la lista dei passeggeri a bordo del Norman Atlantic con quella delle persone salvate e dei dieci morti? Per comprendere le ragioni di questo rompicapo, che non rassicura sulla certezza dell'identità di coloro che salgono a bordo di un mezzo come un traghetto, che trasporta il doppio dei passeggeri di un Boeing 737 o di Un Airbus 320, bisogna partire da un dato: sulla Norman Atlantic c'erano almeno dieci clandestini. Sono di origine afgana. Tre sono stati individuati nel mercantile attraccato a Bari, gli altri sette dovrebbero essere in viaggio sulla San Giorgio insieme agli altri superstiti.







Bene, già questo è un elemento di confusione nella verifica dei passeggeri dispersi: se la lista ufficiale viene confrontata con il numero dei viaggiatori portati in salvo, bisogna però sottrarre dieci unità perché comunque non erano previsti all'inizio. D'altra parte, Ancona (destinazione del traghetto andato a fuoco), Bari e Brindisi sono i porti in cui è maggiormente accentuato il fenomeno di coloro che entrano illegalmente nel nostro paese.



LA TESTIMONIANZA Il dirigente della polizia di frontiera di Brindisi, Salvatore De Paolis, è in prima linea nell'arginare questa invasione, e sa che spesso gli immigrati vengono trovati nascosti nei camion imbarcati sui traghetti. Il caso della Norman Atlantic è proprio questo è ciò fa anche ritenere che i dieci clandestini possano essersi trovati molto vicino al luogo in cui è divampato l'incendio. Non solo: non si può neppure escludere che vi siano altre vittime che, appunto, viaggiavano illegalmente, che probabilmente resteranno per sempre senza nome.

C'è un altro elemento a rendere più scivoloso il raffronto tra i nomi e i numeri dei passeggeri portati in salvo e quelli che comparivano nella lista ufficiale: qualcuno potrebbe essersi imbarcato regolarmente, ma all'ultimo momento, magari approfittando del fatto che qualche passeggero con prenotazione non si è presentato. Di più: rispetto a un aereo di linea, dove i controlli della corrispondenza tra passaporto e titolare dei biglietti sono pressanti, nel caso dei traghetti che percorrono queste rotte, secondo gli esperti, sono meno stringenti (anche se vengono svolti).



LA CONFUSIONE A tutti questi elementi va aggiunto un caos quasi inevitabile in una tragedia di questo tipo. Di qui si spiega anche il caso, macabro, del figlio a cui è stato detto che il cadavere del padre era stato recuperato, ma poi alla camera mortuaria di Brindisi ha scoperto che si trattava di uno sconosciuto. È successo ieri mattina, si tratta della prima vittima accertata, Georgios Doulis, un greco di 65 anni. È la moglie Teodora, dall'ospedale di Galatina a spiegare: «Dove eravamo noi, incastrati negli scivoli che dovevano portarci alle scialuppe, i morti erano due. Uno aveva gli stivali marroni, l'altro era mio marito, che non sono riuscita a salvare». Dunque, è probabile che il cadavere effettivamente portato all'obitorio - sempre un greco, ma più giovane - sia l'altra vittima, d'altra parte anche il documento ritrovato nella tasca non lascia dubbi. Alla camera mortuaria di Brindisi ieri è arrivata anche la salma di una donna turca di circa cinquant'anni anni, altri tre cadaveri dovrebbero essere sulla nave San Giorgio attesa questa mattina insieme agli altri superstiti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero