Se dici Premio Nobel pensi subito a un personaggio di un certo peso, importante, anche un po’ distante, in qualche modo irraggiungibile. Máxima Acuña, invece,...
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Il merito di Maxima è nel suo coraggio, quello di difendere strenuamente il suo territorio contro lo sfruttamento di un colosso minerario che mira a scavare una miniera d’oro proprio vicino al suo campo nel cuore dell’America Latina. E non solo: vuole prosciugare il lago, indispensabile per irrigare i campi e trasformarlo in una grande, nociva discarica di rifiuti tossici. La forte e combattiva contadina non ha mollato la presa neanche per un attimo e si è battuta con tutta l’energia possibile perché questo non avvenisse. E’ dal 2011 che si oppone alla potente compagnia Yanacocha, l’unica ad ottenere la concessione esclusiva per sfruttare il giacimento aureo più importante dell'intera America Latina.
Per questa sua tenacia è stata premiata pochi giorni fa insieme ad altri cinque attivisti di ogni parte del mondo prima alla San Francisco Opera House e successivamente nella cerimonia ufficiale presso la Ronald Reagan Building and International Trade Center di Washington. Qui ha ricevuto la prestigiosa onorificenza e non solo. Come segno tangibile di riconoscenza per la sua resistenza a favore dell’ambiente le è stato consegnato anche un premio in denaro di 175.000 dollari. Il suo commento? «Chiedo solo di vivere tranquilla coltivando il mio terreno e che non contaminino la mia acqua». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero