Nicaragua, 25enne legata e arsa viva per essere "purificata": «Era indemoniata»

Gli uomini arrestati per l'omicidio della ragazza
«Era indemoniata ed è caduta nel falò». Juan Gregorio Rocha Romero, che da due anni si fa chiamare “Pastore” nel comune di Rosita...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Era indemoniata ed è caduta nel falò». Juan Gregorio Rocha Romero, che da due anni si fa chiamare “Pastore” nel comune di Rosita (Nicaragua), adesso prova a giustificare così la morte di Vilma Trujillo Garcia, la donna di 25 anni legata e arsa viva da un gruppo di fedeli della Chiesa evangelica «Visión Celestial de las Asambleas de Dios». Il Pastore, sotto processo insieme ad altre quattro persone, avrebbe deliberatamente deciso di far accendere un falò, gettandovi la donna «per liberarla dal demonio». Le indagini della polizia locale, però, rivelano un rituale barbaro: la donna sarebbe stata legata, mani e piedi, per 6 giorni consecutivi, oltre ad essere obbligata a digiunare. Il marito sostiene anche che sia stata vittima di violenza sessuale. Per l'atto finale della “purificazione”, secondo il Pastore ventitreenne e i suoi seguaci, era necessario il fuoco e una preghiera congiunta. Altri fedeli evangelici si sarebbero procurati la legna, mentre solamente una persona avrebbe avvertito gli altri del pericolo di morte della donna.


Il vedovo, Reynaldo Peralta, ha detto che «si fidava» dei 5 uomini, ma adesso si augura che «marciscano in carcere». La donna si trovava nelle mani dei presunti religiosi dal 15 febbraio e dopo giorni di agonia è morta con l’80% di ustioni sul corpo, presso l’Ospedale Antonio Lenín Fonseca della capitale Managua. La comunità di El Cortezal, nel municipio di Rosita, è fra le più povere e trascurate del Nicaragua. Tutte le persone arrestate sono di età compresa fra i 23 e 28 anni, come riporta il quotidiano locale La Prensa. Quest'ultimo femminicidio riapre il dibattito sull'alto numero di casi nel Paese.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero