C'è qualcuno che ha messo mano alla tasca, che ha speso soldi - e non pochi soldi - per rimuovere quei video. Lo ha fatto dopo il 13 settembre, dopo il suicidio di...
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Chi è lo spazzino della rete? O meglio: chi o quanti sono gli spazzini della rete? È uno dei profili di indagine che stanno battendo le due Procure interessate alla morte di Tiziana Cantone. Sia i pm di Napoli che di Napoli nord puntano a risolvere una sorta di giallo, proprio a proposito del lavoro svolto sotto traccia da parte di qualcuno interessato a cancellare quei video hot. Un tentativo post mortem di salvaguardare la reputazione della ragazza? O un'operazione più sottile (per quanto velleitaria) di eliminare eventuali prove della propagazione dei video on line?
È uno dei punti su cui stanno indagando gli inquirenti che, nei prossimi giorni, potrebbero compiere nuovi accertamenti per chiudere il caso sulla morte di Tiziana. Intanto, torna a raccontare la sua versione la mamma della ragazza scomparsa lo scorso 13 settembre, nel corso di una serie di interviste (a Sky tg24 e a Maurizio Costanzo): «Non è stata mia figlia Tiziana a divulgare in rete i video» dice Maria Teresa Giglio, che punta l'indice contro il convivente della ragazza.
Difeso dal penalista Bruno Larosa, il fidanzato di Tiziana si è sempre detto disponibile a farsi ascoltare dai pm, rimanendo in questi mesi in stretto silenzio, evidentemente sconvolto per la tragica fine della ragazza. Ed è ancora Maria Teresa Giglio a rivolgere un pensiero alla figlia scomparsa, all'indomani della vittoria legale che impone la rimozione dei video a Facebook: «Forse è Tiziana che mi sta aiutando ad andare avanti perché non essendoci riuscita in vita ad avere quella giustizia che lei tanto sperava, è come se io sentissi la sua voce che dice: mamma continua tu al posto mio».
Due i filoni investigativi tutt'ora in piedi. La richiesta di archiviazione per diffamazione nei confronti degli «amici» che la giovane inizialmente accusò di poter essere stati potenziali divulgatori delle immagini hot, non è un punto, ma l'apertura di un nuovo scenario. Qualcuno spinse Tiziana a calunniarli, la giovane fu istigata. Forse costretta. Chi? Sia i magistrati partenopei che quelli di Napoli Nord, diretti dal procuratore Francesco Greco, si stanno concentrando su quei quattro video hot circolati in rete. In quei filmati i protagonisti maschili sono complessivamente cinque, ma Tiziana non ha mai svelato i loro nomi. Perché? Si chiede chi indaga. Perché tutelarli?
Le risposte la trentunenne se le è portate nella tomba, ma qualcuno potrebbe conoscere l'identità degli uomini con i quali ha girato quei filmati. Per questo motivo, nell'arco di questa settimana, la persona a lei più vicina, ovvero il fidanzato, l'unico che ha cercato di aiutarla a uscire dalla gogna mediatica, sostenendo anche le spese legali, potrebbe essere finalmente convocato in Procura, ad Aversa, come persona informata sui fatti. Intanto sono arrivati i primi segnali «distensivi» da parte della Apple: a breve potrebbe finalmente concludersi positivamente la storia dello sblocco dell'IPhone di Tiziana. Quel codice, conosciuto solo alla ragazza, è oggetto di una rogatoria internazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero