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NAIROBI - Di questi tempi segnati dal terrorismo, dal fenomeno incomprensibile dei foreign fighers, dai kamikaze islamici, c'è una domanda che semina ovunque angoscia. Papa Francesco se ne fa interprete davanti ad uno stadio colmo di giovani. “Perchè esiste il fanatismo, il desiderio di distruggere?”.
E ancora: “come impedire il reclutamento, perché un giovane pieno di idee e speranza, finisce per essere radicalizzato e alla fine abbandona, patria, famiglia e amici, si apparta alla vita e inizia a uccidere”? Davanti a sé ci sono migliaia e migliaia di ragazzi che vivono negli slum di Nairobi, luoghi senza tetto né legge, dove “i bambini finiscono per essere carne di cannone”, dove abusi sessuali, prostituzione, traffico di organi è un pericolo reale. E dove il radicalismo islamico degli Shabab attinge manovalanza. Francesco si chiede: “questi giovani che non tengono lavoro, non possono studiare, che possono fare? O delinquere o cadere nella dipendenza della droga, o magari suicidarsi.
In Europa la statistica del suicidio non si pubblica. O, ancora, arruolarsi in una attività che appare ai loro occhi seducente, perché offre a questi giovani un fine nella vita”. Il problema è reale è, seppure in modo differente, accomuna tanto le banlieu parigine, dove chi si arruola nel Daesh ha sofferto di emarginazione, povertà, isolamento, quanto gli slum infernali delle megalopoli africane come Nairobi. “La prima cosa da fare affinché un giovane non sia reclutato o non subisca pressioni per essere reclutato è avere una educazione e un lavoro. Se un giovane non ha un lavoro che futuro può avere?”. Francesco mette il dito nella piaga di un sistema ingiusto che ha messo al primo posto l'economia e non la persona, il dio denaro e non l'uomo.
Infine nel suo discorso a braccio ha affrontato di petto la piaga della corruzione.
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Il Messaggero