Musei Vaticani, mummie e sarcofagi vengono "curati" con una tac

Musei Vaticani, mummie e sarcofagi vengono "curati" con una tac
Città del Vaticano -  Buone notizie per i musei egizi di tutto il mondo. Mummie e sarcofagi potranno essere “curati” dai malanni del tempo grazie alla Tac....

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Città del Vaticano -  Buone notizie per i musei egizi di tutto il mondo. Mummie e sarcofagi potranno essere “curati” dai malanni del tempo grazie alla Tac. Proprio così, la tomografia assiale computerizzata che normalmente viene utilizzata in radiologia, negli ospedali. Le immagini precise, approfondite che le macchine radiologiche sputano fuori in pochi secondi mentre analizzano e fotografano ogni millimetro della profondità del corpo, rappresentano l’ultima frontiera del restauro e della conservazione degli oggetti più preziosi del corredo funerario egizio, i sarcofagi, che con la loro simbologia assicuravano la trasformazione dei corpi in elementi divini. In pratica è possibile spiare, strato dopo strato, all’interno dei sarcofagi senza danneggiarli, raccogliendo precise informazioni sul loro stato di conservazione, sui pigmenti usati dai decoratori, sui possibili danni, persino quelli non visibili ad occhio nudo. L’immagine digitale in 3D viene poi elaborata da un software particolare. I Musei Vaticani sono già a buon punto. Dei 25 sarcofagi presenti nella collezione voluta da Papa Gregorio XVI, nel 1839, già quattro sono stati curati. Uno dopo l'altro sono stati spediti con tutte le cautele a Messina, in un centro universitario molto avanzato, dove è stata avviata una collaborazione strutturale.  La tac, che sfrutta le radiazioni ionizzanti per ottenere immagini dettagliate dell'organismo, aiuta a raccogliere gli elementi importanti. La prossima settimana, dal 6 al 9 giugno, in Vaticano si riuniranno gli egittologi dei musei più importanti (Louvre, Leida, Torino, Los Angeles) proprio per fare il punto sul cammino finora fatto. L’idea di lavorare a questo progetto è del Reparto Antichità Egizie dei Musei Vaticani, diretto da Alessia Amenta, in collaborazione con il Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione e il Restauro dei Musei Vaticani, diretto da Ulderico Santamaria.

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Il Messaggero