Aveva 49 anni e aveva resistito per quasi undici, ma alla fine il suo fisico ha ceduto. È morta ad Amiens, nel nord della Francia, la prima persona al mondo ad aver subito...
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«Non capivo perché ma non mi stava tra le labbra - raccontava qualche tempo fa alla stampa - Poi ho visto la pozza di sangue e il cane al mio fianco, sono andata a guardarmi allo specchio e lì, disgustata, non potevo credere a quello che vedevo, soprattutto perché non sentivo dolore». Immediatamente era stata ricoverata, con una sonda per alimentarla dato che non riusciva a deglutire e una cannula per farla respirare dalla bocca. In ospedale, per giorni non era riuscita a uscire dalla sua stanza, imbarazzata di mostrare quel viso che lei stessa non riusciva nemmeno a guardare agli altri pazienti. La svolta, per lei e per la storia della medicina, era arrivata pochi mesi dopo, il 27 dicembre 2005. Per quindici ore, decine di chirurghi, medici e infermieri si alternano intorno al suo volto, trapiantandone la parte straziata dai morsi del cane.
A guidarli, il professor Bernard Devauchelle, capo del servizio di chirurgia maxillo-facciale dell'ospedale di Amiens, e il professor Jean-Michel Dubernard, capo del servizio urologia e trapianti dell'ospedale di Lione. Inizialmente, l'operazione sembra un successo e ha grande eco mediatico. Nel febbraio 2006, Isabelle Dinoire compare per la prima volta in pubblico, parla, anche se con voce stentata e mal articolata, e riesce a bere un bicchiere pieno d'acqua. «Dal giorno dell'operazione, ho un viso come tutti gli altri - dichiara - Posso aprire la bocca e mangiare. Da poco, sento le mie labbra, il mio naso e la mia bocca». Ma con gli anni, i pesanti farmaci che deve assumere per contrastare i rischi di rigetto indeboliscono il suo organismo, favorendo la formazione di due tumori. Poi, l'inverno scorso, è arrivata una forte crisi di rigetto, che l'ha privata dell'uso delle labbra. Dopo una lunga lotta, la donna si è spenta il 22 aprile scorso, ad Amiens, ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero