Tra il 2011 e il 2014 ha coperto i muri di Milano con le sue poesie. Ora, Ivan Tresoldi, imprenditore e «poeta di strada» è finito sul banco degli imputati per...
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Si tratta di poesie di una sola strofa: «Ci sono vite che capitano e vite da capitàno», «Scriviamo un futuro semplice per un passato imperfetto», «Una pagina bianca è una poesia nascosta». Il caso giudiziario è partito da una scritta comparsa sul muro di fronte alla Biblioteca Bicocca, che ha portato un gruppo di guardie ecologiche a segnalare il fatto in procura. Interrogato dalla polizia locale, Ivan si è autodenunciato portando con sé una ventina di foto dei suoi interventi sui muri cittadini. Ha sostenuto di «avere agito sempre dopo avere condiviso le sue intenzioni con gli abitanti della zona» prescelta. «Non sempre c'è bisogno di un'autorizzazione formale per effettuare certi interventi - ha spiegato - basta quella verbale, ma conclamata, dei cittadini». Si ritorna in aula il prossimo 4 giugno per le discussioni del pm, della parte civile, e del difensore del poeta metropolitano, l'avvocato Angela Ferravante. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero